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Denuncia marito per violenza ma in aula ritratta, pm e giudici non le credono e condannano l’uomo

I giudici hanno reso nulle le nuove affermazioni della vittima applicando la norma prevista nel caso di testimoni minacciati o corrotti.
A cura di Antonio Palma
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Prima lo aveva denunciato per violenze, raccontando abusi che andavano avanti da lungo tempo tra le mura domestiche, e quindi lo aveva fatto arrestare. Poi, in attesa del processo, era tornata a vivere con il compagno e così, al momento del processo a carico dell’uomo, ha ritrattato tutto ma questa volta i giudici non le hanno creduto e hanno condannato l’uomo a quattro anni di carcere.

La storia arriva da Torino e, come ricostruisce Repubblica, ha avuto inizio nel novembre di due anni fa quando la donna, al culmine dell’ennesima aggressione in casa, ha chiamato le forze dell’ordine e ha denunciato il compagno.

Davanti alle forze dell’ordine la donna aveva parlato di continui maltrattamenti e pestaggi nei suoi confronti, racconti che poi hanno portato all’incriminazione dell’uomo. Pochi mesi dopo, però, la donna ha iniziato a ritrattare. “Non parlavo bene l’italiano, può essere che sia stata capita male dalla polizia” aveva spiegato la donna di origine straniera in incidente probatorio davanti al pm che le contestava una versione precedente diametralmente opposta.

Una versione che la donna ha ripetuto in Aula ma alla quale i giudici non hanno creduto applicando una norma raramente usata che prevede di acquisire come testimonianza durante il processo le dichiarazioni rese in indagine.  Una norma usata quando si pensa che il testimone sia stato minacciato o corrotto e che in questo caso ha portato alla condanna.

Del resto ritrattare in aula precedenti versioni è molto comune nei casi di violenza domestica, dove c’è spesso una persona in condizione di inferiorità anche economica nei confronti del compagno. Per questo già in passato quando in casi analoghi Tribunali e i giudici hanno imposto limiti agli effetti della ritrattazione in Aula.

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