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Da Harry Potter alla Coppa Italia, alla scoperta del Quidditch: “Non è solo per nerd”

Alla scoperta della disciplina ispirata dai libri di J. K. Rowling. “Ci può giocare anche chi non conosce la saga” spiega Giulia del team di Bologna, dove si è disputata la coppa nazionale.
A cura di Beppe Facchini
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Dalla saga firmata J. K. Rowling ai campi in erba. Anche se, come sottolinea Giulia Galli, giocatrice e membro del consiglio direttivo della Bologna Quidditch Asd, “non serve assolutamente conoscere Harry Potter per giocare a Quidditch, nessuno vi chiederà chi è la professoressa McGrannitt”. Si è disputato nel capoluogo emiliano l'ultimo evento dedicato allo sport di fantasia diventato realtà anche dalle nostre parti: la Coppa Italia di Quidditch. Nove le formazioni partecipanti, da Brindisi a Milano; una dozzina quelle che complessivamente si affrontano nei vari tornei organizzati lungo tutta la penisola nel corso della stagione sportiva, solitamente in appuntamenti di due giorni nel weekend. Fra le numerose peculiarità del gioco c'è soprattutto quella che porta il nome di gender rule. “Una regola che non permette di inserire all'interno del campo più di quattro persone dello stesso genere -spiega ancora Giulia-. In questo modo tutte le persone possono avere il loro spazio e la cosa veramente figa è che va anche oltre la binarità. Chiunque può giocare anche come persona non binary, agender, bisgender. Io sono non binary e gioco a Quidditch come persona non binary”. Non solo. Grazie alla sinergia col Gruppo Mit di Bologna, l'associazione AIQ ha reso possibile anche la carriera alias. Formalmente: un'identità alternativa temporanea, che permette di sostituire il nome anagrafico con quello adottato, fino alla rettifica anagrafica ufficiale. Un'iniziativa già adottata in alcune università.

Non è solamente per nerd -assicura sempre Giulia- ma è veramente per tutte le persone. In ogni squadra c'è chi ha già praticato tantissimi sport e altri che non hanno mai fatto nulla ma poi arrivano nel Quidditch e sono una bomba atomica”. Ogni partita dura mediamente fra i venti e i venticinque minuti, ma non mancano le eccezioni. C'è una folta squadra arbitrale a controllare il regolare svolgimento del gioco, ogni goal vale dieci punti ed esistono tre tipi di cartellini: blu (che prevede un minuto fuori dal campo per chi commette fallo), giallo (che è come l'altro ma non se ne possono ricevere più di due) e rosso, cioè si va subito sotto la doccia, ma si può far giocare una riserva al posto di chi si becca l'espulsione. Chiaramente, non c'è alcuna scopa volante come quelle usate nella saga del maghetto più famoso di sempre, ma c'è un bastone che non va mai abbandonato. “Si gioca in sei fino al diciottesimo minuto -spiega Micheal Marano, dei Milano Gators Quidditch-. Due battitori, tre cacciatori e un portiere, che nella sua area è immune. Ed è quello che fa ripartire le azioni. Per il resto, fuori dall'area, è un cacciatore come tutti gli altri”. E cioè? “È colui o colei chi gioca con la pluffa”. Una palla da volley, nella realtà lontana da Hogwarts: quando si riesce a far passare la pluffa dagli anelli agli estremi del campo, si fa goal. In ogni ruolo si indossa inoltre una fascetta in testa di un colore diverso. Poi ci sono i bolidi, delle palle rosse usate per colpire gli avversari e tenerli a bada per qualche istante, e il boccino, un arbitro vestito di giallo, con una palla da tennis attaccata col velcro vicino al sedere. Deve difendersi dagli attacchi dei giocatori, in qualunque modo.

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“Questo sport è nato sicuramente da una persona con una grande passione per Harry Potter, ma fra chi ci gioca ce ne sono tante altre che non hanno mai visto il film -riprende Giulia-. In realtà poi non c'entra nulla: prende i nomi e le dinamiche iniziali, ma è stato portato tutto via dal fantasy ed è diventato uno sport a tutti gli effetti”. Si gioca necessariamente col paradenti e, prima di iniziare ogni partita, gli arbitri controllano l'equipaggiamento e che nessuno indossi piercing e orecchi, come avviene in quasi tutte le altre discipline. Pur non essendo ancora riconosciuta ufficialmente, esistono inoltre eventi internazionali (sia per club che per rappresentative di interi Paesi, Italia compresa) e, come ricorda ancora Giulia, “all'estero è già uno sport molto conosciuto e praticato: in Germania ci sono una quarantina di squadre e negli Stati Uniti danno anche borse di studio nei college per il Quidditch. In Italia al momento non c'è questo riconoscimento, ma tecnicamente rientriamo sotto la pallamano -continua-, anche se in realtà è uno sport che unisce elementi anche del rugby, ad esempio”. Quel che ad ogni modo conta di più per chi lo pratica, oltre a divertirsi in modo sano, è sapere, conclude Giulia Galli, che "quando giochiamo a Quidditch siamo ‘tuttu ugualu'".

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