Da Gaza all’Italia, la nuova vita dei bambini evacuati a Firenze nel 2024: “Hanno iniziato la scuola”

L'operazione di evacuazione dei 15 bambini arrivati da Gaza a fine settembre è stata la quindicesima missione di questo tipo portata avanti dall'Italia. Ha permesso di far operare al Meyer una bambina di soli 10 giorni, nata con un tumore raro all'altezza della base della spina dorsale. Quando il teratoma le è stato rimosso, pesava 3 volte il suo peso corporeo. Ora la neonata, ricoverata nel reparto di Terapia intensiva neonatale, sta meglio.
Proprio al Meyer erano stati presi in cura alcuni dei bambini che nel gennaio 2024 arrivarono in Italia durante la prima evacuazione organizzata dal nostro paese. "Ora vanno a scuola da un anno, parlano italiano" spiega a Fanpage.it una volontaria dell'Onlus Associazione Amicizia Italo-Palestinese.
"Sono la speranza", perché un eventuale rientro a Gaza sembra sempre più difficile. Così, i bambini e le loro famiglie si stanno costruendo un futuro qui. "Gli adulti hanno più difficoltà" perché per esempio imparare una nuova lingua è un percorso lungo e in tutto questo portano con sé il trauma di quanto hanno subito nello Striscia e delle notizie che sono a mano a mano arrivate da lì.
Quando i bambini sono arrivati quasi due anni fa "si poteva ancora pensare che, dopo aver ricevuto le cure necessarie, sarebbero potuti ritornare a casa". Poi, la situazione a Gaza è peggiorata sempre di più, quindi i piccoli e le loro famiglie si sono stabilizzati in Italia.
Quelli ospitati a Firenze a gennaio 2024 erano bambini con un solo genitore, feriti a causa dei bombardamenti di Israele o affetti da malattie croniche. Non potendo tornare a Gaza e non potendo essere portati in nessun altro paese, sono rimasti in Italia con lo status di rifugiati politici, ricevendo la protezione internazionale.
Alcuni di loro sono stati inseriti direttamente nel Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione, ossia la rete di enti locali che offre un percorso di integrazione per i rifugiati internazionali, con servizi finalizzati come assistenza all'infanzia o corsi. Altri sono stati accolti invece dai Cas, i Centri di accoglienza straordinaria che sopperiscono alla mancanza di posti nel Sai.
Poi, è stata avanzata la richiesta di ricongiungimento con il resto dei familiari che si trovavano ancora nella Striscia. Cooperative e volontari legali hanno fatto da intermediari tra le famiglie e altri enti come l'Oms o l'ambasciata italiana a Gerusalemme. Una volta ottenuto il nulla osta, anche queste persone sono arrivate in Italia.
"Il problema" spiega ancora la volontaria "è che a Firenze non c'è disponibilità di case, quindi molti di questi nuclei familiari sono stati spostati in altri comuni come Empoli o Fiesole" in abitazioni fornite dal Sai, spesso appartamenti condivisi con altri rifugiati. Oltre a questo, il programma di accoglienza provvede alle bollette e a fornire 7,50€ di diaria.
Per tutto il resto, ci sono i volontari, che arrivano dove lo Stato non riesce o non può. "Abbiamo dato supporto in piccole cose come organizzare una gita al mare, portare i bambini al parco o aiutare a fare una spesa. Alcune persone hanno anche offerto la propria casa per ospitare una famiglia arrivata in un'operazione di ricongiungimento, nell'attesa che tutti i membri affrontassero le procedure burocratiche necessarie".
Nel corso del tempo, si sono aggiunti altri nuclei familiari arrivati in nuove evacuazioni o ricongiungimenti, e se rimangono i problemi, rimane anche l'obiettivo di dare a queste famiglie un nuovo futuro.