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Cuneo, reduce dal genocidio in Ruanda riabbraccia il padre dopo 23 anni: la storia di Jeanette

Jeanette Chiapello aveva solo due anni quando è stata strappata alla sua famiglia biologica in Ruanda per essere adottata da una coppia piemontese. Nel 2011 ha scoperto che i suoi genitori naturali non erano morti. Pochi giorni fa è avvenuto l’incontro a lieto fine.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo 23 anni ha riabbracciato il padre biologico, da cui era stata allontanata per sfuggire a uno dei massacri etnici più cruenti del mondo contemporaneo. E' una storia di grande sofferenza, ma con un incredibile lieto fine quella di Jeanette Chiapello, venticinquenne residente a Cuneo, che solo pochi giorni fa ha potuto tornare in Africa per riabbracciare Leonard Sebarinda, il genitore naturale che non ha mai smesso di cercarla.

Jeanette, che oggi è una affermata fotografa e videomaker, aveva solo due anni quando, nel corso della strage che gli Hutu stavano attuando nel confronti dei Tutsu in Ruanda, fu strappata alla sua famiglia, portata in un ospedale e da qui trasferita in Italia, dove fu poi adottata da una famiglia di Dronero. Per anni ha creduto che i suoi genitori fossero morti durante il genocidio. Invece il padre e tre dei suoi fratelli sono vivi e la ragazza è volata in Africa per riabbraciarli. Uno di loro nel 2011 l'ha contattata su internet, sostenendo di far parte della sua famiglia.

All'inizio la ragazza non voleva crederci, ma poi ha deciso lo stesso di partecipare al programma "Radici" di Rai 3, affinché potessero aiutarla a ricostruire il suo passato. Si è così sottoposta al test del Dna, scoprendo non solo che Vincent è davvero suo fratello, ma anche che suo padre naturale Leonard è vivo così come l'altro fratello Celestin e la sorella Jeanne.

Il loro incontro, avvenuto nei giorni scorsi, ha significato molto per il paese africano, a tal punto da essere stato trasmesso in diretta in tv per permettere a tutti i curiosi di non perdere l'evento. "È stata un'emozione incredibile, sono ancora oggi provata – ha raccontato Jeanette -. Mio padre non parla inglese e c'era sempre un fratello a tradurre. Ci siamo commossi quando ha ripercorso la storia di come mi ha persa e ha ringraziato i miei genitori adottivi. Spero possa venire a Cuneo e di poter organizzare una festa come quella bellissima che c'è stata in Ruanda".

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