Crotone, medico comunica decesso ai parenti: picchiato a sangue e costretto al ricovero

Ennesimo caso di violenza contro un medico in servizio in un ospedale italiano. Questa volta è toccato ad un anestesista in servizio nel reparto Rianimazione dell’ospedale civile "San Giovanni di Dio" di Crotone, pestato a sangue dai parenti di un paziente deceduto tanto da essere costretto al ricovero ospedaliero a sua volta. L'aggressione mentre il medio stava comunicando ai parenti di un paziente il suo decesso. I familiari del 33enne di Rosarno (Reggio Calabria), si sono scagliati furiosamente contro di lui colpendolo ripetutamente e con violenza con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Inutile anche l'intervento di alcuni infermieri presenti che erano corsi in aiuto al medico cercando di calmare gli animi: sono stati presi di mira a loro volta dai parenti. Solo l’intervento degli agenti ha messo fine al pestaggio. Per i responsabili, due donne e due uomini, è scattata la denuncia a piede libero per lesioni in concorso, danneggiamento ed interruzione di pubblico servizio. Per l’anestesista invece è stato necessario il ricoverato nel reparto di chirurgia dell’ospedale per un trauma cranico e addominale.
Una condanna severa dell'accaduto è arrivata dall’Ordine dei Medici della provincia di Crotone. "Questo ennesimo episodio di violenza nei confronti di chi si è adoperato al massimo per prestare la migliore assistenza al giovane paziente che versava in particolari e già comunicate condizioni di acclarata criticità, pre-esistenti all’atto del ricovero si ascrive, purtroppo, nell’ ampio fenomeno di aggressioni nel settore sanitario che in Italia, ad oggi, conta circa 3.000 episodi all’anno (stante i soli casi denunciati)" hanoa spiegato dall'ordine , aggiungendo: "È necessario che le forze politiche e sociali, nonché le istituzioni tutte, si facciano direttamente carico del problema, nella difesa dei medici e di tutti gli operatori sanitari, impegnati al servizio della collettività per la tutela della salute dei cittadini, bene garantito dall’Art. 32 della Costituzione".