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Covid 19

Covid, 257 contagi e 47 morti in due Rssa baresi. Cinque indagati: “Andavano al lavoro positivi”

Gli amministratori di due strutture della provincia di Bari non avrebbero adibito un’adeguata zona Covid, avrebbero consentito situazioni di promiscuità tra positivi e negativi al virus, non avrebbero allontanato e sostituito il personale contagiato né fornito i necessari dispositivi di protezione individuali.
A cura di Davide Falcioni
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Durante la prima ondata pandemica avrebbero causato due focolai in altrettante residenze sociosanitarie assistenziali per anziani della provincia di Bari del gruppo Segesta Mediterranea con 257 contagi complessivi e 47 morti (130 contagi e 27 decessi nella Rssa "Villa Giovanna" a Bari, 127 contagi e 20 morti nella Rssa "Nuova Fenice" a Noicattaro), non adottando le necessarie misure di sicurezza che avrebbe potuto prevenire il rischio di contagio.

In particolare gli amministratori delle due strutture non avrebbero adibito un'adeguata zona Covid, avrebbero consentito situazioni di promiscuità tra positivi e negativi al virus, non avrebbero allontanato e sostituito il personale contagiato né fornito i necessari dispositivi di protezione individuali. A causa di queste "condotte omissive" avrebbero quindi "cagionato un andamento esponenziale della curva dei contagi". Nell'inchiesta della Procura di Bari, di cui dà notizia l'edizione locale di Repubblica, sono indagate per il reato di concorso in epidemia colposa cinque persone, i due legali rappresentanti della società Segesta, Federico Guidoni e Catina Piantoni, i due coordinatori sanitario e gestionale di "Villa Giovanna", Michele Di Tommaso e Tiziana Caselli, e la coordinatrice gestionale della Rssa "Nuova Fenice" Nicoletta Ricco. Per gli indagati la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, che sono stati rigettati dal giudice per le indagini preliminari. Il rigetto è stato impugnato è sarà discusso davanti al Tribunale del Riesame il 25 febbraio.

Numerose le criticità riscontrate dagli inquirenti: un infermiere che lavorava nel reparto Covid del Policlinico di Bari, e che in seguito è risultato positivo, è potuto rientrare in servizio a Villa Giovanni dopo appena 12 giorni di isolamento e senza essere sottoposto ad alcuno screening. Un addetto alle pulizie avrebbe appreso con quattro giorni di ritardo di aver contratto la malattia e nel frattempo sarebbe andato regolarmente al lavoro mentre Michele Di Tommaso, coordinatore di Villa Giovanna e La Nuova Fenice, il 28 marzo ha saputo di aver contratto il Covid, ma anche lui ha continuato a recarsi nelle strutture. Elementi che portano la Procura a una conclusione: "Se fossero state adottate le misure necessarie a evitare il contagio, il virus – ragionano i magistrati – non avrebbe avuto una diffusione incontrollata e i residenti, isolati all'interno della residenza, non si sarebbero ammalati in una percentuale così elevata" .

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