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Costa Concordia, Schettino: “Il naufragio è stata colpa del team di plancia”

“Se salivo io sul ponte e loro scendevano tutti, era meglio” ha sbottato l’ex comandante, visibilmente urtato, durante la nuova udienza per la tragedia del Giglio. Non è possibile che degli ufficiali non manifestino al comandante che si andava su uno scoglio”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il naufragio della Costa Concordia? “Tutta colpa del team di plancia”. Così l’ex comandante, Francesco Schettino, stamane in aula, interrogato dall'avvocato di parte civile Alessandra Guarini, che tutela alcuni sopravvissuti della tragedia avvenuta all’ombra del giugno ormai quasi tre anni fa. Schettino è apparso visibilmente urtato, ha alzato la voce e ha accusato gli ufficiali di guardia a cui aveva affidato la rotta verso il Giglio prima dell’incidente. “Non è possibile che degli ufficiali non manifestino al comandante che si andava su uno scoglio", ha detto Schettino, finendo per perdere la calma mantenuta finora nelle varie udienze in cui è stato interrogato. Sarebbe stato meglio – aveva anche detto, prima, Schettino – se fossi andato in plancia alla fine della manovra, a fare il fischio di saluto al Giglio, e li avessi lasciati soli in plancia questi qui…". "Sì, era meglio", si ode tra le poltrone del teatro Moderno dove si tiene il processo di Grossetto. "Eh – ha esclamato, accentuando l'accento campano – tutti scienziati sono ora!".

Schettino difende le proprie azioni

Schettino, lei ci ha detto che non si sente l'unico responsabile: ma quali sono le sue colpe? E’ la domanda la posta da Alessandra Guarini. "L'ho sempre detto, il comandante è responsabile. Ma la situazione non è rimasta ferma all'Ottocento, bisogna estendere il concetto all'organizzazione". Sì, ma quali errori? insiste l'avvocato: "Sarà il Tribunale ad accertarli". In ogni l’ex comandante, difende le proprie scelte: "non c'era manovra alternativa a quella distanza", dice spiegando le sue decisioni, prese in prossimità dello scoglio. "Mi resi conto che qualcosa non andava e misi in atto una manovra evasiva, cercando di dare ordini con calma e non mettere in ansia il timoniere" indonesiano Jacob Rusli Bi. "Quando ho detto che la figura del comandante su una nave è dopo di Dio, non è riferita a me, ma alla figura, in generale, del comandante di una nave. E' stata strumentalizzata – ha spiegato Schettino -. E non capisco perché in 8.000 km di costa" (quelle dell'Italia) "non la si conosca. Questa è un'espressione marinaresca conosciuta dovunque, dai francesi, dagli inglesi…".

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