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Cosa sta succedendo al prezzo del gas, e cosa cambia per le nostre bollette

Nonostante la diminuzione del costo del gas naturale, le bollette non sono destinate a diminuire nei prossimi mesi. Arera spiega cosa sta succedendo al prezzo del gas e quale autunno si prospetta per i consumatori.
A cura di Chiara Ammendola
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Nonostante la discesa del prezzo del gas registrata in questi giorni (questa mattina i Title transfer facility (Ttf) di Amsterdam, che è il mercato di riferimento europeo del gas, cedono il 6,5% poco sotto i 177 euro al megawattora), il costo delle bollette in Italia è destinato ad aumentare. Le misure messe in campo finora dal governo Draghi sono riuscite a far risparmiare alle famiglie italiane il 20% ma si prospetta un inverno. Fanpage.it ne ha parlato con Arera, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha spiegato quali potrebbero essere le soluzioni per evitare ulteriori oscillazioni e aumenti in bolletta, a partire da un tetto al prezzo del gas e quali saranno le conseguenze per i consumatori.

“Non si troveranno in difficoltà solo le famiglie meno abbienti, ma anche il ceto medio – spiega Arera – esiste infatti una vasta categoria di consumatori non destinataria dei bonus di aiuto su cui l’eventuale raddoppio delle bollette, già elevate, avrà impatti molto pesanti. Sicuramente sarà importante una riduzione dei consumi, ma in emergenza potrebbero servire misure più incisive, soprattutto in autunno”.

Il prezzo del gas continua a oscillare con conseguenze devastanti per i consumatori, ma come si stabilisce il prezzo del gas?
Il prezzo del gas dipende da molti fattori, con un mercato all’ingrosso che è estremamente volatile ed è influenzato dall'equazione domanda/offerta. In condizioni normali è influenzato anche dalla stagionalità, con l’inverno, con consumi più alti per il riscaldamento, che vede prezzi più alti. Negli ultimi mesi sono stati poi molto importanti le condizioni geopolitiche a seguito della guerra in Ucraina.

Il gas naturale è oggetto di scambio presso diverse borse mondiali dove si forma il prezzo. Attraverso queste piattaforme avviene la compravendita del gas tra i più grandi operatori e trader di settore, produttori e fornitori, che rispettivamente vendono e acquistano il gas naturale.

Per quanto riguarda chi è ancora nelle condizioni di tutela (oggi circa 7,3 milioni di clienti domestici, su un totale di 20,4 milioni, il 35,6% circa), dal 1 ottobre, con il prossimo aggiornamento tariffario, cambia il metodo di calcolo dei costi della materia prima gas per le famiglie. Una scelta emergenziale fatta da ARERA per intercettare in modo immediato le eventuali iniziative di contenimento dei prezzi; l'Autorità infatti utilizzerà la media dei prezzi effettivi del mercato all'ingrosso PSV italiano (Punto di Scambio Virtuale). Se il prezzo scenderà, a seguito dei possibili interventi nazionali ed europei, i benefici potranno essere trasferiti tempestivamente in bolletta.

Il nuovo metodo, legato alla situazione di emergenza, sarà mensile e non più trimestrale e rimarrà in vigore fino al termine della tutela gas, ad oggi previsto a gennaio 2023, termine che l'Autorità ha chiesto più volte venga allineato a quello del fine tutela elettrico, previsto per gennaio 2024.

Perché il prezzo del gas continua ad oscillare?
Prima la pur positiva ripresa economica post pandemia, poi la drammatica guerra in corso, con un chiaro uso del gas come leva geopolitica, hanno generato forti rincari del costo della materia prima.

L’attuale contesto di guerra, con le limitazioni delle forniture dalla Russia, ha determinato certamente una situazione congiunturale di maggiore tensione, a livello nazionale e comunitario, sui mercati del gas naturale, con prezzi all’ingrosso che hanno superato anche i 300 €/MWh (più del doppio dei prezzi, già molto elevati, registrati nei mesi precedenti e pari a circa dieci volte i prezzi medi degli ultimi cinque anni) sia nelle quotazioni spot sia in quelle a termine relative ai prossimi sei mesi. Tutto questo si trasferisce al sistema, con impatti sulle filiere industriali, sull’approvvigionamento e sulle bollette dei cittadini. La situazione quindi è molto complicata e si prevedono un autunno e un inverno difficili.

Quali sono le conseguenze di queste continue oscillazioni?
Le conseguenze sono pesanti per tutti, imprese e famiglie, anche se dobbiamo distinguere industria e consumi civili. L’industria, con questi prezzi, è costretta quasi ad auto imporsi una riduzione dei consumi e della produttività, ma questo va a discapito ovviamente della crescita economica. Per la clientela domestica la situazione è diversa, ma altrettanto difficile. Non si troveranno in difficoltà solo le famiglie meno abbienti, ma anche il ceto medio; esiste infatti una vasta categoria di consumatori non destinataria dei bonus di aiuto su cui l’eventuale raddoppio delle bollette, già elevate, avrà impatti molto pesanti. Sicuramente sarà importante una riduzione dei consumi, ma in emergenza potrebbero servire misure più incisive, soprattutto in autunno.

Un’ultima considerazione poi va fatta per i venditori: come ordine di grandezza, un anno fa un venditore si approvvigionava per l’inverno con un miliardo di euro, oggi ne servono quattro o cinque. Queste difficoltà economiche e nel trovare sufficienti volumi di gas all’ingrosso, fanno presagire una potenziale crescita dei casi di attivazione del servizio di default, con un successivo trasferimento massivo dei clienti finali che potrebbero rimanere senza fornitore nei servizi di ultima istanza. L’eventuale default dei venditori si ripercuoterebbe sull’equilibrio economico finanziario del sistema, producendo un aumento dei costi da socializzare a carico della generalità dei clienti finali.

Ci sono soluzioni all’aumento del prezzo del gas?
Spingere con decisione sulla riduzione dei consumi per ridurre la centralità del gas, esplicitare forme di tetto al prezzo del gas o altri meccanismi che permettano di avere un maggiore controllo sui prezzi all’ingrosso. Inoltre, si potrebbe sospendere temporaneamente il mercato degli Ets, i titoli legati all’emissione di CO2, con effetto in particolare sul mercato dell’energia elettrica. Qualsiasi intervento, europeo o nazionale, deve però tenere conto che il sistema energetico è estremamente complesso.

Tutela dei consumatori e tenuta degli operatori di mercato sono due variabili da coniugare sempre, in un delicato equilibrio che, come dimostrano le recenti vicende in Germania, vede i primi inevitabilmente sostenere le difficoltà dei secondi. Infine, c’è un provvedimento da rendere stabile in futuro, quando sarà finita l’emergenza; vale a dire trasferire gli oneri di sistema, almeno le parti con finalità sociale, sulla fiscalità generale che è progressiva.

Cosa significa imporre un tetto al prezzo del gas?
È una proposta, di cui si discute da mesi in Europa. In sostanza significherebbe mettere un limite massimo al prezzo di acquisto del gas, che quindi gli operatori europei non potrebbero più comprare oltre una determinata cifra. Una misura che sarebbe rivolta però solamente alle importazioni provenienti dalla Russia, così da preservare Paesi alternativi che sono esportatori verso l’Europa come Stati Uniti, Qatar, Algeria e altri.

Cosa cambierebbe per bollette dei cittadini con un tetto al prezzo del gas?
Ci potrebbero essere dei benefici che si potrebbero trasferire immediatamente in bolletta, specie per la tutela, grazie appunto alle nuove modalità di aggiornamento del costo della materia prima stabilito dall’ARERA. In generale un vincolo sul costo del gas potrebbe, realisticamente, raffreddare il mercato e spingere verso il basso il prezzo della materia prima. Ma in quel caso si potrebbe verificare anche lo scenario peggiore come estremo atto di ritorsione della Russia verso l’Ue, vale a dire lo stop totale e immediato alle forniture verso i Paesi compratori del vecchio continente. Se cosi fosse, bisognerebbe agire con ulteriori misure d’emergenza per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Ci sono accorgimenti che i cittadini possono prendere per risparmiare?
Intanto vale la pena ricordare che da quando è iniziata l’ascesa dei prezzi, il governo ha messo a disposizione circa 35 miliardi di euro in strumenti a sostegno della generalità dei consumatori e con interventi mirati dell’industria energivora e delle famiglie vulnerabili. Il Decreto Aiuti bis approvato un mese fa proroga misure già usate, come il bonus alle famiglie più povere, cioè con un Isee fino a 12 mila euro e con il Decreto Aiuti ter queste misure sono state confermate e ampliate. Il bonus sociale oggi arriva a oltre tre milioni di famiglie, prima dell’automatismo avviato nel 2021 erano 700 mila. Inoltre, nel decreto viene prorogato il credito d’imposta per le imprese e il taglio degli oneri di sistema. Queste norme mitigano un po' i costi ma non risolvono il problema, per farlo servirebbero risorse molto più ingenti.

Uno strumento diretto in mano alle famiglie è sicuramente il risparmio energetico; già da ora è sensato consumare meno, per spendere meno singolarmente ma anche per far scendere la domanda generale producendo un calo del prezzo e in qualche misura ridurre anche la dipendenza energetica.

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