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Covid 19

Malati gravi di Covid dal Nord alla Sicilia. “Arrivati due 60enni di Bergamo, l’Italia è unita”

Da sabato due pazienti bergamaschi sono ricoverati in gravi condizioni all’ospedale Civico di Palermo. Sono i primi trasferiti dal Nord alla Sicilia, ma la Regione frena su eventuali nuovi arrivi: “Possiamo permettercene meno di altri. L’Italia è una e indivisibile, ma anche noi non siamo messi bene”
A cura di Luisa Santangelo
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Ruggero Razza, assessore alla Sanità Regione Siciliana
Ruggero Razza, assessore alla Sanità Regione Siciliana
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"In questo momento ci sono aree della nostra nazione che vivono condizioni di enorme difficoltà. Noi abbiamo forse qualche giorno in più per organizzarci". L'assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza non ha dubbi: "L'Italia è una e indivisibile, e in questo momento deve contribuire unitariamente all'emergenza". Così sabato è successo quello che da giorni si sussurrava nei corridoi degli ospedali siciliani: sono arrivati i primi pazienti dalla Lombardia. Mentre al Nord finiscono i posti letto di Terapia intensiva, in Sicilia sono ancora solo 15 i cittadini in gravi condizioni. Numeri bassi in confronto a quelli dell'emergenza coronavirus nei luoghi in cui è partita.

La cabina di regia della sanità nazionale si chiama rete Cross (Centrale operativa remota operazioni soccorso sanitario) e si occupa anche della "gestione dei moduli sanitari in caso di catastrofe". Funziona così: le Regioni comunicano necessità e disponibilità a livello centrale e poi, sulla base di queste, si decide lo smistamento. In altri termini: chi, per il momento, deve assistere meno malati gravi si fanno carico di quelli delle zone più colpite. Almeno finché può, e solo se può davvero. Niente grandi numeri, quindi, ma decisioni prese caso per caso.

"Attraverso la rete Cross ci è stata chiesta dalla Protezione civile nazionale la disponibilità di due posti di terapia intensiva, in un momento molto difficile", spiega Razza a Fanpage.it. All'ospedale Civico di Palermo sono arrivati con un volo militare due cittadini bergamaschi sessantenni. In gravi condizioni entrambi. Fino a sabato, nel presidio sanitario del capoluogo della Regione non c'erano pazienti gravi contagiati dal coronavirus. E, anzi, c'erano solo sette ricoverati nel reparto di Malattie infettive. Il reparto di Rianimazione, in altri termini, non aveva ancora affrontato nessun paziente legato all'emergenza nazionale.

Il dato più aggiornato legato alla diffusione dell'infezione da Covid-19 in Sicilia parla di 188 casi: 71 ricoverati, 108 in isolamento domiciliare, sette guariti e due deceduti. Il grosso è concentrato a Catania: con i suoi 91 casi, il capoluogo etneo è l'epicentro del contagio. "Noi abbiamo fatto il nostro dovere – prosegue Razza – ma chiediamo che lo stesso avvenga nei confronti della Sicilia su due grandi questioni: i dispositivi di protezione individuale e i ventilatori. Chiediamo che ci sia una celere ed equa distribuzione delle risorse". Al momento, comunque, da Roma a Palermo non sono arrivate altre richieste: "Per il momento, abbiamo dato la disponibilità per questi due perché sono cresciuti fino a 15 i ricoverati siciliani in Terapia intensiva e noi dobbiamo essere pronti su quel fronte".

E a chi dice "prima i siciliani", l'assessore risponde: "Non c'entra, in questo momento, qualcuno prima di qualcun altro. Noi stiamo lavorando per avere un'autonomia nella terapia intensiva. Vogliamo avere 200 posti dedicati, abbiamo chiesto la collaborazione anche della sanità privata per questo: abbiamo approntato un protocollo d'intesa che prevede la condivisione del personale e l'utilizzazione delle strutture". Negli ospedali privati, dovrebbero essere portati i pazienti "ordinari", non contagiati ma con necessità di cure intensive. E se nei prossimi giorni arrivassero altre richieste dal Nord? "Dovremo fare una valutazione insieme all'unità di crisi nazionale", replica Ruggero Razza.

Perché se è vero che in Sicilia il picco dei contagi (e di conseguenza di pazienti gravi) è più lontano che in Lombardia o in Veneto, è vero anche che "qui abbiamo anche una maggiore difficoltà ad allargare il nostro numero di posti letto e questo fa diminuire la nostra disponibilità. In alcune regioni abbiamo visto aumentare di 600 unità i posti letto, ma lo hanno potuto fare perché avevano una forza, per esempio di anestesisti, per farlo. Per noi è più difficile superare il fabbisogno ordinario". L'assessore regionale della Lombardia Giulio Gallera ha spiegato che pazienti contagiati dal Covid-19 sono stati inviati anche in Puglia e in Toscana.

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