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Coronavirus, esodo in Calabria ma solo 70 autodenunce e il numero verde suona a vuoto

La Regione Calabria ha emesso un’ordinanza che obbliga chi viene dalle zone rosse del Coronavirus ad autodenunciarsi alla Asl. E’ in corso un esodo eppure nel reggino, sono solo 70 le persone autodenunciate e in quarantena. Il numero verde suona a vuoto e dopo oltre venti minuti di attesa cade la linea.
A cura di Dominella Trunfio
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Una vera odissea per chi in queste ore sta cercando di contattare il numero verde 800.055.955, destinato temporaneamente alla gestione delle autodenunce o segnalazioni in merito all'emergenza Coronavirus. Linee intasate e attese che superano anche i venti minuti. Eppure, chi arriva in Calabria da Lombardia e cosiddette zone rosse ha l'obbligo di autodenunciarsi all'Asp e iniziare la quarantena.

«Chi arriva ha l'obbligo di farlo, non è un consiglio, è un'ordinanza della Regione Calabria», spiega Sandro Giuffrida, direttore del Dipartimento di prevenzione dell' ASP di Reggio Calabria. Ad oggi però sono soltanto 70 le autosegnalazioni tra Reggio e provincia, mentre il dato regionale ancora non c'è. ‘Impossibile stabilirlo con precisione' secondo la governatrice Jole Santelli perché sono veramente in tanti, coloro che hanno fatto rientro in regione. Il Dipartimento di prevenzione dell'Asp spiega che è la Regione Calabria o meglio il Dipartimento della Tutela della Salute che dovrebbe fornire il dato. I numeri riportati sul sito ufficiale però suonano a vuoto. Dopo l'ennesimo tentativo, qualcuno risponde. «Il numero delle autodenunce? Qui non lo sappiamo, chiami il numero verde». Numerose telefonate, venti minuti d'attesa per ciascuna, nessun operatore disponibile. Ma questo però, è lo stesso numero messo a disposizione per i cittadini che dovrebbero fare segnalazioni.

«Le denunce avvengono tramite il medico di medicina generale o via mail. Ancora, attraverso le forze dell'ordine che hanno dei dati relativi ai passeggeri che sono arrivati in Calabria con treno o bus di linea», spiega Giuffrida che non nasconde una certa preoccupazione per lo stato di salute della sanità calabrese se dovesse scoppiare una vera e propria epidemia.

«C'è tutta una situazione che adesso sta funzionando ma che potrebbe poi non essere sufficientemente strutturata per un eventuale aumento o escalation dei casi. Se così fosse, come si è visto in Lombardia, noi saremmo in difficoltà in generale», aggiunge. A partire dal grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria che ha però solo venti posti letto in Malattie infettive.

«Se naturalmente la situazione dovesse esplodere, diventando il triplo o il quadruplo bisognerà organizzare non solo i nostri servizi, ma anche l'ospedale affinché abbia un'integrazione di personale, altrimenti non ce la faremo». Servono posti letto in Rianimazione, ma soprattutto del personale. «I servizi sono in carenza di personale che è costretto a lavorare sotto pressione. Ciò nonostante fino adesso è stato fatto tutto, nella maniera più precisa senza alcuna perdita di dati». Preoccupazioni che sono state condivise anche dalla governatrice Santelli che in una nota stampa ha invitato studenti fuori sede e non solo a non far ritorno a casa. «L’esodo incontrollato porterà all’aumento esponenziale del contagio anche da noi. E' evidente che una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza».

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