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Covid 19

Coronavirus, come vanno le terapie intensive in Italia

A che punto sono le terapia intensive in Italia? Anche se la curva dei contagi continua a salire, facendo segnare numeri che non si vedevano dallo scorso aprile, pressione che c’era sul sistema sanitario nazionale all’inizio dell’epidemia, tra febbraio e marzo scorsi, è al momento ancora gestibile. Secondo il bollettino di oggi, i malati contagiati da Covid-19 in terapia intensiva sono 319 (-4 rispetto a ieri), mentre i ricoverati con sintomi sono 3.625 (+138 nelle ultime 24 ore).
A cura di Ida Artiaco
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In Italia continua a salire la curva del contagio da Coronavirus. Da giorni, ormai, continua a registrarsi un incremento oltre i duemila positivi giornalieri, cifre queste che non si vedevano nel nostro Paese dallo scorso mese di aprile, alla fine del lungo periodo di lockdown per contenere la trasmissione dell'infezione. Eppure, come esperti e istituzioni continuano a ripetere, la situazione è sotto controllo anche e soprattutto perché la pressione che c'era sul sistema sanitario nazionale all'inizio dell'epidemia, tra febbraio e marzo scorsi, è al momento ancora gestibile. In particolare, non si registra il boom di pazienti ricoverati in terapia intensiva che stava mandando alcuni ospedali della Penisola sull'orlo del collasso. Secondo gli ultimi dati del bollettino di oggi, martedì 6 ottobre, i malati contagiati da Covid-19 in rianimazione sono 319 (-4 rispetto a ieri), mentre i ricoverati con sintomi sono 3.625 (+138 nelle ultime 24 ore).

Le regioni con più ricoverati in terapia intensiva per Covid

Ad oggi la regione in cui si registrano più ricoverati in terapia intensiva in Italia è la Campania, che è anche diventata la prima per numero di contagi giornalieri: qui in rianimazione (che comprende i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva) si trovano 47 pazienti, che si aggiungono ad altri 488 ricoverati con sintomi. Il numero però dei posti ancora a disposizione è di 92 unità. Seguono il Lazio, con 44 posti in terapia intensiva occupati e 774 ospedalizzati, la Lombardia, rispettivamente con 40 e 320, e la Sicilia, che fa segnare quota 28 e 368. Solo tre tra regioni e province autonome non fanno registrare al momento ricoveri in rianimazione: si tratta del Molise, di Trento e di Bolzano. Un solo posto occupato, invece, in Calabria e Valle d'Aosta. Dunque, la situazione è sotto controllo, ma, come aveva avvertito alla fine della scorsa settimana Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, "anche se non si registra una sovraccarico degli ospedali, i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva tendono gradualmente ad aumentare. Si raccomanda quindi di continuare a mantenere comportamenti prudenti come il distanziamento fisico, l'igiene delle mani, l'uso della mascherina e soprattutto evitare assembramenti di qualsiasi tipo".

Il piano per le terapie intensive in vista della seconda ondata

Ma le regioni italiane si stanno preparando ad un eventuale aumento dei ricoveri sia ordinari che in terapia intensiva. In vista dei prossimi mesi, infatti, quando la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare con una seconda ondata di contagi, le stesse Regioni si stanno attrezzando per combattere l’epidemia. Scatta così la "fase 6" negli ospedali, come la definisce in una circolare la Regione Lazio. Riaprono, cioè, gradualmente reparti e i Covid hospital che erano stati chiusi nel periodo estivo, quando la situazione era migliore, e vengono aumentati i posti letto in terapia intensiva. Da Nord a Sud, le strutture dovrebbero riuscire a offrire 11.000 posti letto in rianimazione: si tratta del 115 percento in più rispetto a quelli disponibili prima del lockdown. Il 30 percento di quelli nuovi sono già in funzione dal primo settembre.

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