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Coppia denuncia nuovo scambio di provette al Pertini di Roma, ma è giallo su alcuni certificati

La coppia afferma di aver scoperto che il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno. Dall’ospedale però fanno sapere che i nomi della coppia non risultano in archivio.
A cura di Antonio Palma
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A pochi mesi dallo scandalo scoppiato attorno al centro di fertilità dell'ospedale Pertini di Roma per uno scambio di provette, nuovo sospetto caso di scambio di embrioni nello stesso centro sanitario. A denunciare l'accaduto una coppia che pochi mesi fa si era rivolta al centro per sottoporsi a fecondazione assistita, ma dopo un controllo ha scoperto che il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno. A parlare dell’accaduto la stessa coppia che racconta come, dopo dieci anni di matrimonio e l’assenza di un figlio, avevano deciso di rivolgersi all’ospedale romano ai primi di dicembre per un ciclo di fecondazione assistita. Come racconta Giacomo Gentili all’Adnkronos Salute, la gioia arrivata dopo aver scoperto che la moglie era rimasta incinta di una bambina, si è trasformata in angoscia quando “abbiamo scoperto che il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno”.

Chiesto risarcimento di un milione di euro

La coppia, che vive a Napoli, si è rivolta all'associazione Agitalia per chiedere un risarcimento di un milione di euro per i danni morali, patrimoniali e biologici per il presunto “scambio di provette”. “Noi non ne facciamo una questione di soldi, se otterremo il risarcimento li doneremo ad associazioni benefiche. Abbiamo il nostro lavoro e ci basta. Ma abbiamo passato dei giorni di inferno e vogliamo giustizia” hanno però sottolineato i coniugi. Dopo lo choc iniziale infatti la donna  e il marito hanno deciso di portare comunque avanti la gravidanza. “La bambina la vogliamo tenere: all’inizio io ero titubante, ma mia moglie ha detto che sentiva il battito del suo cuore, non ce la siamo sentita di agire altrimenti, anche se teoricamente avremmo potuto procedere con l’aborto per motivi ‘terapeutici” ha spiegato infatti Gentile. La coppia comunque non è stata richiamata dal Pertini per i controlli avviati su tutti i pazienti che si erano rivolti al centro di Procreazione medicalmente assistita nei giorni individuati come quelli in cui si è verificato il vecchio errore. “Presumibilmente verranno richiamati nei prossimi giorni per una nuova tranche di controlli” ha sottolineato l’avvocato Marianna Conte.

I dubbi su alcuni certificati presentati dalla coppia

Sulla dencunia però resta il giallo, il direttore generale dell’ospedale Pertini, Vitaliano De Salazar ha fatto sapere che sta verificando la situazione, perché al momento non risulta nessuna denuncia ufficiale. Sul caso infatti ci sono inviti alla cautela perché  non risulterebbero in archivio i nomi della coppia nei giorni in cui si sarebbero sottoposti al trattamento. Dal San Camillo, dove è stato effettuato l'esame, inoltre fanno notare che la data del referto dell'amniocentesi mostrata dalla coppia, l'11 maggio del 2014, corrisponde ad una domenica, giornata in cui i laboratori sono chiusi. Dubbi sembrano esserci anche su altri certificati mostrati dai coniugi che riporterebbero firme che non corrispondono ai titolari del servizio che di norma sottoscrivono tali certificazioni.

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