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Condannato per aver picchiato a sangue la compagna, nel frattempo lui l’ha già uccisa

Armando Canò condannato dopo 5 anni per lesioni contro quella che era la sua compagna Bernardetta Fella, la donna che lui però ha già ucciso in un efferrato delitto che gli è già costato la condanna a 18 anni di carcere.
A cura di Antonio Palma
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Aveva picchiato la sua compagna al punto tale da provocarle lesioni con una prognosi superiore ai venti giorni, come accertato dall'ospedale dove la donna era sta medicata, per questo nei suoi confronti gli inquirenti avevano agito d'ufficio e ora per lui è arrivata anche la condanna in primo grado per lesioni personali. Peccato che da quel brutto fatto siano passati ben cinque anni e lo stesso uomo abbia già ucciso la donna e sia stato condannato per omicidio a 18 anni di carcere. Stiamo parlando di Armando Canò, il 50enne reo confesso dell'omicidio dell’ex insegnante Bernardetta Fella: la 55enne strangolata e trovata cadavere all’interno di un frigorifero in una palazzina di Carpi, in provincia di Modena, nel giugno del 2016.

Come accertato durante il processo per omicidio, in effetti la relazione tra i due era tutt'altro che paritaria. La donna aveva raccontato diverse volte e a diverse persone del carattere violento e delle percosse ricevute dall'uomo ma alla fine lei aveva sempre ritirato le denunce, molto probabilmente proprio per le pressioni e le minacce di lui. In una occasione, durante l'ennesima aggressione in una notte del settembre 2012, però, anche il ritiro della denuncia da parte della vittima non era servito perché, viste le lesioni, le forze di polizia agirono d'ufficio facendo partire un procedimento giudiziario contro il 50enne. Un procedimento arrivato al primo grado dio giudizio solo ora con la condanna.

Una sentenza che conferma la situazione di estrema e continua violenza a cui era sottoposta Bernardetta Fella e che nessuno è stato in grado di fermare, nemmeno i servizi sociali a cui la donna si era rivolta. Una condizione che via via si era  sempre più aggravata fino al delitto per strangolamento e all'occultamento del cadavere in un frigo spento. Furono i vicini a far ritrovare il corpo del povera donna, segnalando un terribile fetore proveniente dalla cantina dello stabile dove l'uomo aveva nascosto i resti di quella che era stata la sua compagna. Il Tribuane di Modena , dopo una perizia psichiatrica, ha stabilito che  Canò era perfettamente in grado di intendere e volere nonostante fosse ubriaco al momento dell'omicidio.

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