“Pensavo che il comandante Francesco Schettino si potesse suicidare”

Nuova udienza, a Grosseto, per il processo sulla tragedia della nave Costa Concordia, naufragata nel gennaio 2012 al largo dell'Isola del Giglio. A testimoniare oggi in aula c’è il comandante in seconda della Concordia, Dimitrios Christidis. Un testimone che ha fornito dei dettagli, che si aggiungono a quelli emersi nelle precedenti udienze, sulla posizione e lo stato d'animo di Francesco Schettino. “Il comandante Schettino volle rimanere da solo sullo scoglio. Era lì solo. Pensavo che si potesse suicidare”: questo il ricordo di quella tragica notte di Dimitrios Christidis. Il vicecomandante ha raccontato alla corte quanto immaginò quella notte, e appunto la sua paura che Schettino potesse uccidersi dopo l’affondamento della Concordia.
Solo sullo scoglio per organizzare il soccorso – Schettino disse, secondo quanto ha raccontato il suo vice, di voler stare lì sullo scoglio per organizzare il soccorso: “Io gli dissi che da quello scoglio non potevamo organizzare niente. Lui voleva rimanere da solo sullo scoglio e pensai che si potesse suicidare”. Schettino, raggiunto dal numero due in plancia, “era al telefono e guardava la nave”, ha raccontato. Prima dell’udienza odierna a Grosseto ha parlato anche uno dei difensori del comandante: l’avvocato Patrizio Le Piane, in riferimento ai tempi nel naufragio ricostruiti finora, ha detto che “di fatto in plancia dopo 45 minuti non si sapeva quanti compartimenti fossero allagati”. Un altro difensore ha detto: “L’accusa ha parlato di criminale ritardo per nove volte. E invece è stato dimostrato che c’era una confusione pazzesca”.