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Clelia Mancini uccisa dall’ex davanti al nipotino, il killer sui social: “La valigia per il carcere è pronta”

Non era dichiarata l’arma da fuoco con il quale Antonio Mancini, 69 anni, ha ucciso a Lettomanoppello l’ex moglie davanti al nipotino. La pistola risultava rubata a un agente di polizia penitenziaria nel 2011 e, secondo quanto appreso da Fanpage.it, non era mai stata trovata durante le perquisizioni ai quali l’uomo, con precedenti penali, era stato sottoposto. Il figlio della vittima ha raccontato invece di aver chiesto più volte che al padre venisse tolta l’arma da fuoco.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Antonio Mancini
Antonio Mancini

Avrebbe ucciso l'ex moglie Clelia Mancini dopo una discussione avvenuta in strada per motivi legati a una faida familiare che esisteva da tempo. Antonio Mancini, così si chiama il 69enne che ha aperto il fuoco contro la ex a Lettomanoppello, nel Pescarese, avrebbe rischiato anche di colpire il nipote di 12 anni, illeso per miracolo. L'aggressione è stata ripresa da alcune telecamere di videosorveglianza.

Secondo quanto apprende Fanpage.it da fonti informate, i due coniugi erano separati da tempo e vivevano in due case diverse, anche se non avevano mai formalizzato la separazione davanti a un giudice.

La donna avrebbe tenuto le parti del figlio, che da tempo era in lite per futili motivi con Mancini. Per questo ci sarebbe stata la discussione in strada prima del femminicidio. Al momento del delitto, Clelia Mancini stava camminando mano nella mano con il nipotino quando l'ex marito 69enne l'ha raggiunta. I due avrebbero avuto una breve lite, poi il 69enne ha aperto il fuoco sulla donna e sul nipote, dandosi successivamente alla fuga.

L'uomo è stato arrestato dopo essere arrivato in un bar-ristorante di Turrivalignani e aver litigato con un cliente. Qui avrebbe nuovamente sparato, senza però colpire nessuno. L'arma in suo possesso risulta rubata nel 2011 a un agente di polizia penitenziaria. Come spiegato a Fanpage.it da fonti investigative, la pistola non era legalmente dichiarata.

La titolare del locale, ha raccontato che l'uomo si era seduto al bancone, spiegando di "aver sparato alla moglie" ma di non sapere se fosse morta. "Ho litigato con mio figlio, lei ha iniziato a urlare, ho preso la pistola e ho sparato'".

"Non sapevo cosa fare – ha ricordato la titolare del bar – ma ho cercato di stare calma perché ho visto che era davvero armato. Gli ho versato da bere e mi ha detto che doveva aspettare i carabinieri, che avrebbe sparato anche a loro appena arrivati. Poi si è arrabbiato con un cliente e appena è uscito fuori per rincorrerlo, ho chiuso il locale e mi sono barricata dentro. Veniva spesso qui, anche il pomeriggio a giocare a carte".

Antonio Mancini era già noto alla giustizia, anche se durante le diverse perquisizioni a suo carico da parte delle forze dell'ordine non era mai stata trovata alcuna arma da fuoco. Il figlio, Camillo Mancini, sostiene però che fosse noto che l'uomo era armato. "Bisognava togliergli la pistola – ha raccontato al Tgr Abruzzo -. L'ho sempre detto a tutti, anche al maresciallo nel 2015. Minacciava le persone di continuo, anche sindaco e carabinieri".

Secondo quanto apprende la redazione di Fanpage.it, sulle dichiarazioni rese dal figlio del 69enne sarà aperta un'inchiesta. A carico di Mancini risultavano diversi reati, ma nessuna denuncia fatta dalla vittima. Era noto però che in famiglia vi fossero diverse tensioni, a quanto pare non dovute alla separazione tra il 69enne e la consorte, avvenuta diverso tempo fa. 

Anche sui social Mancini scriveva post violenti incentrati sul desiderio di vendetta. Con lo pseudonimo Antonio Ayatollah, postava messaggi in codice di minaccia quasi incomprensibili, forse alcuni dei quali diretti ai familiari. Tra questi, uno risalente al 1 ottobre nel quale scriveva: "A giorni ci sarà la festa patronale di Lettomanoppello, o la va o la spacca. Non dire al tuo nemico quello che pensi. Io lo faccio senza paura, e voi?".

In un altro post sui social network prima del delitto, l'uomo aveva scritto: "La valigia per il fine pena mai è pronta".

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