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Civati: “L’addio di Grasso al PD è clamoroso ed è un’occasione da cogliere”

L’intervista al leader di Possibile: “L’addio di Grasso certifica il gravissimo incidente che è il Rosatellum”. E poi sulla lista unita a sinistra: “È un’occasione che non possiamo permetterci di lasciarci sfuggire”.
A cura di Giulio Cavalli
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Pietro Grasso esce dal gruppo al Senato del Partito Democratico in disaccordo con la linea politica del Partito Democratico ("nei modi e nei contenuti", ha detto il presidente del Senato) e, anche se dalle parte del PD minimizzano, il suo passaggio assesta un colpo durissimo al governo e a Matteo Renzi. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Civati, leader di Possibile, che da mesi sta lavorando per la formazione di una lista unitaria "a sinistra" del PD.

Civati, che significato possiamo dare alla scelta del Presidente del Senato Pietro Grasso?

Sul piano istituzionale certifica un gravissimo incidente che è il Rosatellum, sintesi di questa legislatura. Un atto clamoroso sotto il profilo istituzionale e sul quale l’imbarazzo è evidente. Il presidente del Senato che decide di abbandonare il suo partito certifica un problema gigantesco. Direi che ormai tutti stanno scendendo dal treno (visto che l’immagine scelta da Renzi mi pare sia questa): anzi, peggio, spariscono le stazioni. E infatti Renzi mi pare che abbia paura delle contestazioni durante il suo tour elettorale e continua a stare lontano da Roma con il populismo di chi disprezza i palazzi dalla politica che ha sempre frequentato. In questa chiave la mossa Grasso crea un ulteriore elemento di frattura in quel mondo.

Crede che l'uscita di Grasso influenzerà anche il risultato delle prossime elezioni siciliane?

Non credo che ci sia nessun calcolo. Il Parlamento e le sue attività sono separate dal livello regionale. È comunque evidente che tutti i nodi prima o poi vengono al pettine e anche la defezione di un siciliano come lui sicuramente avrà una certa influenza su un risultato che si preannuncia disastroso.

In una dichiarazione a Repubblica il capogruppo al Senato del PD ha dichiarato di avere offerto a Grasso "un seggio" per le prossime elezioni. Non le pare un'uscita di cattivo gusto?

"Ho finito vostro onore", verrebbe da dire dopo un'uscita del genere. Mi pare un livello di volgarità enorme, soprattutto tenendo conto del fatto che sporca una carica come quella di un presidente del Senato.

Qualcuno dice che l'uscita di Grasso dal PD sia anche un segnale al presidente Mattarella. È d'accordo?

Non si può fermare un governo che chiede la fiducia, non può farlo nemmeno il presidente del Senato. Ricordo che nel ’53 ci fu un'asprissima battaglia parlamentare, il presidente del Senato, il liberale Giuseppe Paratore, decise di dimettersi. Il suo posto venne preso da Meuccio Ruini che assunse nel marzo l’incarico, per dire del clima che si stava vivendo in quei giorni, con queste parole: «Affronto quest’opera con la stessa fermezza con la quale andai, con i capelli già grigi, sul Carso».

Che ruolo può avere Grasso nella possibile lista unitaria a sinistra? Qualcuno sottovoce già lo invoca come leader.

È sicuramente una figura istituzionale molto forte e può essere un riferimento notevole. Prima di parlare di leadership però vorrei vedere la lista unica e direi che Grasso potrebbe essere un'importante accelerazione così come il Rosatellum.

Lista unica, a che punto siamo?

Sono fiducioso. La fase convulsa ha rallentato il nostro lavoro, eravamo concentrati sulla legge elettorale. Si sta lavorando a una cornice di programma e a un orizzonte comune. Se non cogliamo nemmeno questa occasione credo che non la faremo più. Ora ci sarà anche questo passaggio delle elezioni siciliane e bisogna vedere se il PD rinuncia a Renzi o rinuncia al centrosinistra.

Quindi ritiene possibile un PD derenzizzato?

Io mi sono derenzizzato già da tempo. È una scelta che devono compiere. Finora l’hanno appoggiato su tutto ma come è capitato con Visco potrebbe essere che il governo prenda una decisione diversa. Vedo Franceschini ringiovanito di 10 anni, vedo le minoranze (quel poco che è rimasto) in subbuglio (parlo di Orlando e Emiliano). Un anno fa era impensabile che il clima intorno a Renzi fosse così pesante. Una volta Renzi diceva «o me o il Senato» e sappiamo anche come è andata a finire. Questa volta è il Pd che deve decidere «o Renzi e i suoi cavalli di battaglia o il centrosinistra». Sono due prospettive inconciliabili.

A quel punto cambierebbe tutto?

Da sempre sono super autonomista e confermo la linea autonoma, di una sinistra che si allea solo con chi condivide le cose in cui crediamo, non il loro contrario.

Cosa potrà accadere da qui alla fine della legislatura?

L'immagine simbolo è Verdini che ieri sembrava avere vinto il campionato. Il centrodestra che esulta per avere portato a termine la legislatura, con un governo che si professa di centrosinistra.

Verrebbe da dire che dopo Bersani ora Grasso, alla fine la raggiungono tutti…

Lemme lemme. Io non faccio classifiche di arrivo. Ho sempre detto che anche l’ultimo del PD da noi è il benvenuto. Ci sono altri che nel PD stanno molto stretti. Ho letto il libro di Cuperlo, altri te lo dicono nell’orecchio. Se si apre una stagione nuova io ne sono ben felice e non recrimino sui tempi. La delusione è che tutto questo era evidente già due anni fa e si poteva essere più netti su questa deriva.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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