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Chat no-vax su Telegram, una dei “guerrieri” che progettava violenze: “Ho sbagliato ma scherzavo”

Parla una delle “guerriere” no-vax indagate nell’ambito dell’inchiesta riguardante il contenuto della chat che su Telegram programmava attacchi ai giornalisti e l’uso di armi durante i cortei contro il Green Pass. “Non ho nulla da nascondere, non frequento quelle persone. Sono stata aggiunta al gruppo e sono stata ingenua, ma non avrei fatto nessuna delle cose che ho scritto”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Non conosco quelle persone e non sapevo di avere a che fare con gente del genere. Quello che ho detto, l'ho detto per scherzo. Non ho mai pensato di farlo per davvero" ha detto Sandra G., la cuoca 53enne di Mestrino, in provincia di Padova, perquisita dalla Digos nella giornata di giovedì mattina. La donna, insieme ad altre otto persone, è coinvolta nell'inchiesta per istigazione a delinquere aggravata dall'uso dei mezzi di comunicazione.In nove facevano parte del gruppo Telegram "i guerrieri": sulla chat interagivano coloro che si dichiaravano contrari al Green Pass e un nutrito fronte no-vax. Come lei indagata un'altra "guerriera", la 51enne Lara. La donna, residente nel Veneziano, per iscriversi alla chat aveva usato uno pseudonimo. I suoi messaggi, però, erano molto meno violenti.

La 53enne appare comunque stupita dal clamore suscitato dal contenuto delle chat. "Non ho nulla da nascondere – ha detto al Corriere della Sera – ho raccontato tutto alla polizia. Non c'entro nulla con quelle persone. Ogni tanto ho scritto qualcosa, sì, ma scherzavo. Quando dicevo di voler lanciare le uova contro il ministro della Salute il 2 settembre a Padova, non ero seria. Non lo avrei mai fatto". Il ministro Roberto Speranza avrebbe dovuto presenziare alla festa di Articolo 1, organizzata al ristorante "Strada Facendo" di don Luca Favarin. E proprio questo locale era stato massacrato su Tripadvisor dopo che il titolare si era schierato a favore del Green Pass. "Rispetto le regole come tutti – continua la donna indagata -. Ho le mie idee, sono stata sicuramente ingenua sui social e ora mi sono tolta da qualunque chat per evitare di commettere altri errori. Ho detto alla polizia di fare quello che vuole, anche di seguirmi, perché non ho nulla da nascondere. Non frequento le persone che scrivevano su Telegram, sono stata aggiunta al gruppo ma nulla di più".

Secondo quanto raccontato dalla donna, la polizia avrebbe chiesto di poter vedere il suo cellulare durante la perquisizione. "Io non ho il computer, quindi ho dato il mio telefono senza problemi – spiega -. L'altra mattina, quando ho sentito bussare alla porta alle 6, ho pensato si trattasse di truffatori. L'ho pensato soprattutto quando mi hanno detto che si trattava della polizia, proprio perché non ho fatto nulla. Ora spero solo si chiarisca tutto". La donna non ha precedenti penali e vive da sola con un figlio adolescente. Su Telegram scriveva: "Quanti dei nostri vecchi hanno fatto fuori. I giornalisti saranno i primi ad andarsene. Se in lontananza vedete i furgoni delle tv private e pubbliche, dategli fuoco. Con loro dentro". L'aggressività di questa dichiarazione, però, sembra molto lontana dall'atteggiamento remissivo della donna.

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