Centro estivo di Cesena nega l’accesso a un bimbo perché i genitori sono insegnanti e non lavorano a luglio

Un bambino è stato escluso da un centro estivo comunale a Cesena perché figlio di due insegnanti. La ragione? Poiché entrambi i genitori non risultano formalmente impegnati in attività lavorative durante il mese di luglio, la domanda per accedere al servizio non è stata considerata prioritaria.
A rendere nota la vicenda è stata la madre del piccolo, che si è rivolta al Corriere Romagna per denunciare quanto accaduto. Secondo il racconto della donna, lei e il marito, entrambi docenti, si sono visti rifiutare l’iscrizione del figlio al centro estivo con la motivazione che la "reperibilità" degli insegnanti nel periodo estivo non costituisce, secondo i criteri del Comune, un’attività lavorativa a pieno titolo. Da qui la decisione degli organizzatori di non accettare il bambino, dando precedenza alle famiglie in cui i genitori sono operativi nel mese di luglio.
L’episodio ha suscitato reazioni immediate da parte dei sindacati, che parlano di un criterio "ingiusto" e di una "discriminazione di fatto" nei confronti di una categoria professionale ben definita. Secondo Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, "quanto accaduto a Cesena è paradossale, ai limiti del ridicolo. Si penalizza una categoria già vessata da stipendi modesti, contratti precari e, spesso, da lavoro sommerso".
Secondo il sindacato, negare l’accesso ai centri estivi ai figli dei docenti rappresenta non solo un’ingiustizia, ma anche un’errata interpretazione del contratto collettivo di lavoro. Affermare che ‘a luglio gli insegnanti non lavorano' – aggiunge Castellana – è uno stereotipo infondato. A luglio, come previsto dal CCNL, inizia il periodo di ferie, un diritto contrattuale come per qualunque altro lavoratore, non certo un congedo facoltativo". Oltre a ciò, molti docenti nel mese di luglio continuano a svolgere attività professionali: partecipano a corsi di aggiornamento, conducono attività di recupero per gli studenti, fanno parte di commissioni d’esame o si dedicano ad altre forme di lavoro per integrare il proprio reddito.
E ancora: "Quello che accade al nostro comparto è discriminatorio – continua Castellana – se estendessimo questo principio, anche un dipendente privato in ferie a novembre dovrebbe vedersi negato l'accesso all'asilo. In un momento in cui assistiamo ad un preoccupante calo demografico – chiosa – applicare misure restrittive non incentiva di certo la natalità, oltre che, ancora una volta, fa sì che questa categoria sia sempre più marginalizzata e dimenticata".
A difesa dell’operato del Comune è intervenuta Maria Elena Baredi, assessore alla Scuola e ai Servizi per l’Infanzia, nonché insegnante lei stessa. "Non si tratta di un caso di discriminazione – ha dichiarato – ma dell’applicazione di criteri oggettivi, trasparenti e uguali per tutti. La semplice reperibilità del docente non rappresenta, dal punto di vista giuridico e amministrativo, una reale attività lavorativa".
L’assessore ha precisato che l’accesso al centro estivo è stato garantito in via prioritaria ai figli di coloro che risultano effettivamente in servizio nel mese di luglio, come previsto dal regolamento.
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