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Cento euro al giorno per gli spacciatori e 50 per le vedette, gli stipendi dei pusher a Palermo

Lo spaccio veniva organizzato come un vero e proprio lavoro in una delle più importanti piazze di spaccio della Sicilia, quella di piazzale Ignazio Calona a Palermo. Turni di 12 ore per garantire la piena attività, anche in orario notturno, compiti ben definiti per ciascuno.
A cura di Antonio Palma
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Turni di 12 ore per garantire la piena attività, anche in orario notturno, compiti ben definiti per ciascuno e tariffe per i pusher che andavano dai 50 euro al giorno per le vedette ai cento euro per gli spacciatori veri e propri. Così la mafia aveva organizzato come un vero e proprio lavoro una delle più importanti piazze di spaccio della Sicilia, quella di piazzale Ignazio Calona a Palermo.

Una attività che, secondo gli inquirenti, rappresentava una delle principali fonti di introiti del gruppo criminale operante nel quartiere Sperone di Palermo, tanto da poter sostenere interi nuclei familiari.

Attraverso una lunga indagine, gli inquirenti hanno stimato che la piazza di spaccio avrebbe garantito al sodalizio profitti valutati nell’ordine di 1,8 milioni di euro all’anno. Una attività molto redditizia quindi che veniva gestita come una fabbrica con addetti specializzati e un tariffario per ogni compito.

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Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Palermo e coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito l’individuazione della struttura, delle dinamiche organizzative e delle relative strategie criminali del gruppo e portato allo smantellamento dell’attività di finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Fin dalle prime ore di oggi, mercoledì 14 dicembre, i carabinieri hanno dato esecuzione a 39 provvedimenti cautelari emessi dal Giudice per Indagini Preliminari di Palermo su richiesta della Dda che ha portato a 14 persone in carcere e 17 domiciliari ai domiciliari. Per altri 8 indagati previsto l’obbligo di firma.

Agli indagati sono stati contestati oltre 1.650 singoli episodi di spaccio, ma gli inquirenti stimano che l’attività abbia portato a oltre 500 cessioni di stupefacenti al giorno. Le ipotesi di reato sono di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dalla disponibilità di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.

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Lo spaccio di cocaina, crack, hashish e marijuana avrebbe rappresentato spesso una delle principali fonti di sostentamento per intere famiglie, i cui membri risulterebbero integralmente partecipi alle attività.

L’organigramma dell’associazione prevedeva due vertici che gestivano il rifornimento, l’organizzazione della piazza di spaccio e raccoglievano i proventi dell’attività con cadenza settimanale.

Un ruolo fondamentale era riconosciuto anche alle donne, parenti dei capi, le quali avrebbero collaborato pienamente alle attività criminali e nel tenere la contabilità degli introiti, occupandosi, talvolta, anche di custodire la droga.

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