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Catturato l’ergastolano Domenico D’Andrea: era evaso ieri dal carcere di Perugia

Il 38enne stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Buglione, dipendente comunale ucciso nel settembre del 2006 a Napoli durante un tentativo di rapina. In fuga dalla tarda mattinata di ieri (pare stesse svolgendo alcuni lavori esterni), è stato trovato in via Ettore Ricci a Perugia e rispedito in carcere.
A cura di Biagio Chiariello
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Nella tarda serata di ieri è stato rintracciato e arrestato Domenico D'Andrea, il detenuto evaso ieri 7 maggio dal carcere di Perugia, durante le ore di lavoro esterno che svolgeva in una palazzina attigua al carcere e comunque all’interno dell’area dove si trova il complesso. La squadra mobile della questura locale lo ha individuato nella zona di Prepo, sempre nel capoluogo umbro, non lontano da dove si trova la struttura detentiva. Pare fosse da solo.

Chi è Domenico D'Andrea

D'andrea, 38 anni, soprannominato ‘Pippotto', stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Buglione, dipendente comunale ucciso il 4 settembre del 2006 a Napoli durante un tentativo di rapina mentre si trovava nell’edicola della moglie in via Pietro Castellino, nel quartiere del Vomero. L’uomo tentò di reagire e fu colpito mortalmente con una coltellata. All'epoca D'Andrea aveva 23 anni, con lui c'erano altri quattro giovani. Ma era già noto alle forze dell'ordine: ad appena 13 anni era stato accusato di essere a capo di una baby gang che rapinava motorini in alcune zone di Napoli. Era stato anche ferito a una gamba da un carabiniere durante un tentativo di rapina. D’Andrea era ritenuto responsabile di numerose di rapine avvenute nel corso degli anni.

L'evasione

Dal 2018 si trovava a Capanne a seguito di trasferimento ed era stato assegnato al lavoro esterno come previsto dall’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario. Pare fosse impegnato in alcune mansioni di pulizia nell’area esterna al perimetro murale dell’istituto quando, in un orario compatibile tra le 11 e le 13 di oggi, è riuscito a scavalcare una rete dell’area esterna del penitenziario per potersi dare alla fuga, indisturbato. La sua fuga, secondo gli investigatori umbri e la polizia penitenziaria, sarebbe il frutto di un piano preparato e non un’improvvisata.

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