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Catania, palazzina crollata, la rabbia delle 14 famiglie sfollate: “Le nostre vite interrotte”

È la rabbia delle 14 famiglie coinvolte dal crollo di una palazzina nel centro storico di Catania, avvenuto il 14 gennaio scorso in via Castromarino. Dopo 110 giorni non è cambiato nulla: “L’albergo non ci è stato rimborsato – racconta a fanpage.it Oriana, portavoce delle famiglie sfollate – siamo ancora ospiti da amici e parenti e non abbiamo nemmeno vestiti di ricambio propri perché il comune e la protezione civile ci hanno abbandonato totalmente con la scusa del Covid”
A cura di Francesco Bunetto
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Era la notte tra domenica 19 e lunedì 20 gennaio scorso nella zona tra via Castromarino e via del Plebiscito, nel pieno centro storico di Catania, dove una parte di una palazzina è improvvisamente crollata su sé stessa riducendosi in un cumulo di macerie. Secondo una prima ricostruzione, era da poco passata la mezzanotte quando la palazzina ha dato i primi segni di cedimento facendo scattare l'allarme e poi è collassata. Fortunatamente in quel momento non c'erano persone all’interno o nelle vicinanze. Oggi però è tanta la rabbia degli sfollati e non si placa. In totale sono 14 le famiglie coinvolte dal crollo del palazzo. Le famiglie sfollate dalle proprie case lesionate probabilmente dalla "talpa" della metropolitana, dopo 110 giorni non è cambiato nulla: "L'albergo non ci è stato rimborsato – racconta Oriana, portavoce delle famiglie sfollate – siamo ancora ospiti da amici e parenti e non abbiamo nemmeno vestiti di ricambio propri perché il comune e la protezione civile ci hanno abbandonato totalmente".

Oriana: 110 giorni."Non cambiato nulla"

Sono quasi quattro i mesi trascorsi da amici o dai parenti degli sfollati. Ancora oggi, non hanno avuto le risposte adeguate."Da quel momento in poi – racconta Oriana – le 14 famiglie sono state totalmente abbandonate a loro stesse e né il Comune, né la protezione civile – continua – ci hanno dato degli alloggi o delle case alternative, addirittura noi chiamavamo direttamente e ci rispondevano con un tono quasi di fastidio o che rompevamo le scatole". I vestiti che indossiamo sono prestati e non ci hanno dato la possibilità di recuperare i nostri beni rimasti dentro il palazzo. Ad oggi – conclude – non ci è stato pagato ancora l'albergo che abbiamo pagato le prime ore dopo il crollo, non abbiamo avuto nessun bonus famiglia, nessun aiuto economico, durante la quarantena non abbiamo avuto nemmeno un pacco spesa simbolico, nemmeno una telefonata,
il nulla cosmico".

Iole: "Questo è un incubo"

Iole e la sua famiglia sono stati coinvolti in questa tragica vicenda del crollo. Stavano al primo piano. Ma tutto è crollato. Sobbarcando quel portone, non si vede più nulla. Solo un vuoto incolmabile così come quel vuoto che si nota dalle finestre verso l'interno dell'immobile. "Questo è un incubo, ha detto Iole a fanpage – non è rimasto più nulla". Ho la sensazione di vivere sospesa per sempre – continua – sono anche amareggiata per chi sostiene che l'immobile è vecchio solo per non restituirci ciò che materialmente ci hanno tolto in 20 giorni. Le nostre vite si sono interrotte".

Il PM il 19 febbraio aveva dissequestrato l'immobile

"Stavamo tornando a casa ma la protezione civile ce l ha impedito – raccontano gli sfollati – perché il palazzo stava crollando. Non abbiamo ancora capito il perché ci hanno fatto trascorrere la quarantena fuori di casa senza nemmeno i vestiti". Nel frattempo la procura, nonostante l'avocazione del nostro avvocato, latita, non da risposte e noi non abbiamo dove andare, nessuno finora ci ha voluto affittare una casa. Chiediamo che se la casa è vivibile, chi può tornare torni, chi non può tornare immediatamente si provveda a dare, non dico una casa ma almeno un indennizzo degno delle case, meravigliose e splendide che avevamo qui. Concludono – Siamo al collasso".

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