Castelvetrano, nel comune di Messina Denaro, il Consiglio si auto-scioglie

Ventisette consiglieri su trenta dimissionari. Un caso quasi unico – che ha determinato l'autoscioglimento del consiglio comunale – quello andato in scena a Castelvetrano, paese della provincia di Trapani, considerato il cuore del regno del superlatitante Matteo Messina Denaro. Un gesto, spiegano, che hanno compiuto “per togliere dall’imbarazzo mediatico la città”. Il riferimento è al ritorno in aula Lillo Giambalvo, arrestato e assolto in primo grado dall'accusa di associazione mafiosa, nell'ambito dell'operazione "Eden 2" che nel dicembre 2014 portò in galera una serie di favoreggiatori di Messina Denaro Nelle intercettazioni finite agli atti degli inquirenti, Giambalvo si sarebbe vantato dei suoi rapporti con la famiglia del boss, spiegando di essere pronto a farsi arrestare per proteggere la latitanza dell’ultimo grande capo di Cosa Nostra ancora in libertà, arrivando ad auspicare la morte del figlio di un pentito. “Se io dovessi rischiare trent’anni di galera per nasconderlo – diceva riferendosi a Matteo Messina Denaro ndr – rischierei: la verità ti dico: ci fossero gli sbirri qua, e dovessi rischiare a mettermelo in macchina e farlo scappare io rischierei. Perché io ci tengo a queste cose”.
Castelvetrano, le reazioni dopo le dimissioni di massa
Tornato in Consiglio comunale il 25 gennaio scorso, Giambalvo si era difeso pubblicamente sostenendo che l'accusa nei suoi confronti “era fondata su intercettazioni e chiacchiere equivocate in sede di trascrizione come avrò modo di chiarire”. E ancora: “Tengo a precisare che la stessa Procura in sede di discussione ha chiesto l'assoluzione dai capi di imputazione più gravi. Sin da ora prendo le distanze da quanto è stato detto contro di me sui media perchè ho sempre sostenuto e sosterrò qualsiasi progetto di legalità”. Eppure era stato lo stesso vicepresidente nazionale della Commissione Antimafia Claudio Fava a chiedere le dimissioni dei consiglieri comunali: “È infamante – aveva sostenuto – che i cittadini di Castelvetrano siano rappresentati da persone come Giambalvo”. E così è stato: “Sì è trattata di una grande prova di maturità politica della mia città che dimostra la sua incompatibilità con la mafia e con Messina Denaro". Lo ha detto Felice Errante, sindaco di Castelvetrano, in merito alle dimissioni di massa. "Rispetto all'impotenza delle istituzioni in ordine alla necessità di far dimettere Giambalvo, è toccato alla politica fare la sua parte, considerata l'incompatibilità etica e morale di questo consiglio con quel signore che oggi viene fatto decadere attraverso le dimissioni di quasi tutti i consiglieri. Un gesto fortissimo che spero sia colto da tutti e in tutto il paese".
Ad ogni modo, il sindaco Errante (Ncd) e la giunta rimangono in carica fino alla scadenza del mandato, prevista per la primavera del 2017. “Ho il dovere di attendere l’arrivo delle commissioni nazionale e regionale Antimafia perché sia sentito e perché restituiscano l’onore a questa comunità. Ho anche il dovere di fare celebrare il referendum abrogativo del 17 aprile. Dopo di che farò le mie valutazioni insieme al mio partito, il Nuovo Centrodestra e deciderò cosa fare”.