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Caso Ruby: indagato per pornografia minorile il fidanzato, disappunto dall’ambasciata egiziana

Imbarazzo e profondo rammarico espressi dall’ambasciata d’Egitto in Italia per l’accostamento del nome di Mubarak a quello di Ruby Rubacuori. Il fidanzato di Ruby incriminato per un filmino a luci rosse con la minorenne.
A cura di Alessio Viscardi
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mubarak e berlusconi

La procura di Milano ha formalmente indagato per scoprire la reazione dell'amministrazione egiziana al caso Ruby, soprattutto per appurare se l'ambasciatore dell'Egitto a Roma avesse espresso fastidio e disappunto da parte del presidente Mubarak a causa della sua evocazione da parte di Silvio Berlusconi per far rilasciare la minorenne marocchina dalla Questura di Milano dopo il suo fermo per furto la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010. Prima della rivolta in Egitto e della fuga dello stesso Mubarak dal paese, il capo ufficio stampa dell'Ambasciata egiziana in Italia – Hatem Abdelkader – aveva risposto alle richieste della polizia giudiziaria affermando che l'amministrazione esprimeva profondo rammarico che il nome del presidente fosse associato a una notizia da respingere e senza alcun fondamento di verità.

Nella questione c'è anche un certo interesse per il processo a carico di Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Bisogna appurare se è vera la circostanza sostenuta dal Presidente del Consiglio e confermata da alcuni ministri, tra cui quello degli Esteri Franco Frattini, verificatasi una settimana prima dell'arresto di Ruby Rubacuori e nella quale – in un incontro diplomatico con l'ex-presidente egiziano Hosni Mubarak – il nostro primo ministro aveva parlato a quest'ultimo di una sua “bella parente” che viveva in Italia, suscitando lo sconcerto degli astanti e creando un fraintendimento – Mubarak avrebbe creduto che Berlusconi si riferisse ad una cantante egiziana famosa in Medio Oriente.

Intanto, il fidanzato di Ruby Rubacuori – Luca Risso – sarebbe indagato per pornografia minorile a causa di un filmato che ritrae un'esibizione a luci rosse dell'allora minorenne marocchina in una discoteca di cui lui è il proprietario. L'uomo si difende sostenendo che all'epoca credeva che Ruby avesse 23 anni, proprio come il presidente del Consiglio. Soltanto la settimana scorsa, Il Fatto Quotidiano aveva denunciato il tentativo di corruzione di una funzionaria dell'anagrafe marocchina per falsificare la data di nascita di Ruby.

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