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Caso Pasqualino Porfidia, trovati a Marcianise resti ossei e brandelli di vestiti

Potrebbe essere a una svolta il giallo del bimbo di 8 anni sparito nel nulla il 7 maggio 1990. Nel Casertano, dove si sono concentrate le ricerche dopo la riapertura del caso del piccolo Pasqualino, carabinieri e vigili del fuoco hanno ritrovato alcuni reperti che saranno ora analizzati.
A cura di Susanna Picone
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Possibile svolta nel caso della scomparsa di Pasqualino Porfidia, il bambino di 8 anni svanito nel nulla nel maggio 1990 da Marcianise, in provincia di Caserta. Nel corso delle operazioni di scavo nel comune campano, carabinieri e vigili del fuoco hanno trovato frammenti ossei e brandelli di vestiti. Reperti che saranno subito sottoposti ad analisi, infatti potrebbero appartenere anche ad animali. Il rinvenimento è avvenuto nella zona di Via Arno, dove da alcuni giorni i carabinieri della Compagnia di Marcianise, guidati dal capitano Nunzio Carbone, con l'ausilio dei Vigili del fuoco stanno ispezionando alcuni cortili e pozzi. È proprio in quella zona che il piccolo Pasqualino era stato visto l’ultima volta prima di sparire nel nulla. Erano le 11.30 del 7 maggio 1990, Pasqualino Porfidia era seduto su una panchina nel quartiere di San Giuliano, dove viveva con la sua famiglia.

Le indagini riaperte su insistenza della famiglia di Pasqualino Pordifia

A riaprire il caso di Pasqualino Porfidia è stato, all’inizio di maggio, il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere cui si è rivolta la Procura, che ha ritenuto fondati gli elementi contenuti nell'istanza depositata il 7 marzo scorso dai familiari del bambino. I carabinieri stanno cercando in particolare le ultime tracce de bambino nei cunicoli sotterranei in cui negli anni non si è mai controllato, inoltre le indagini si incroceranno con le audizioni degli amichetti di allora di Pasqualino e con il filone investigativo che porta a Milano, al suicidio di un uomo originario di Marcianise che in una lettera scritta prima di uccidersi ha raccontato di aver subito numerosi abusi quando era bambino e risiedeva nella città del Casertano. In questi anni la madre del piccolo ha anche tirato più volte in ballo uno dei parroci del paese, dicendosi sicura che il prete sapesse qualcosa ma avesse deciso di non parlare o per paura o per gli obblighi derivanti dal segreto confessionale.

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