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La morte di Manuela Murgia

Caso Manuela Murgia, le sorelle: “Trent’anni di dolore, ora vogliamo la verità su cosa le è accaduto”

Il caso della 16enne trovata senza vita nel 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari, torna alla ribalta. Le sorelle: “Vogliamo restituirle la dignità”.
A cura di Biagio Chiariello
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A quasi trent’anni dalla morte di Manuela Murgia, la cronaca nazionale torna a interrogarsi su uno dei casi più dolorosi e controversi della storia giudiziaria sarda. La sedicenne fu trovata senza vita nel febbraio del 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari. Per anni la sua morte è stata archiviata come suicidio. Oggi, quella verità è di nuovo in discussione.

A riaccendere i riflettori è stata l’intervista rilasciata dalle sorelle di Manuela al programma Rai Storie di sera, condotto da Eleonora Daniele. Un racconto che mescola dolore, attesa e una determinazione mai venuta meno. “Abbiamo la speranza di arrivare alla conclusione di questa storia che ci ha lasciato tanto dolore. Abbiamo portato una zavorra per tanto tempo ma non abbiamo mai perso la speranza”, dicono. “Trent’anni di limbo e di dolore”.

Un punto di svolta è arrivato con la consulenza del professor Demontis, che ha rimesso in discussione l’ipotesi iniziale della caduta volontaria. “Ho ritenuto che l’ipotesi della precipitazione da 30 metri non fosse compatibile”, ha spiegato. Sugli esami emergono “aree echimotiche, compatibili con un investimento”, elementi che suggeriscono una dinamica diversa e che, per la famiglia, restituiscono un’immagine più veritiera degli ultimi istanti di vita della ragazza. “Fa male – raccontano le sorelle – ma questo ha aiutato a ricostruire cosa ha vissuto Manuela nei suoi ultimi momenti”.

Nel racconto televisivo riaffiora anche la relazione con Enrico Astero, all’epoca fidanzato di Manuela e oggi unico indagato. “Per lei era il principe azzurro, per lui invece era diverso”, spiegano. Manuela, ricordano, era una ragazza riservata, frequentava la chiesa, usciva poco. “Lei aveva idealizzato questa storia. Era la sua prima relazione. Mia madre ha provato più volte a parlargli”.

Restano poi le domande senza risposta. Nei giorni precedenti alla scomparsa, Manuela riceveva telefonate mute e piangeva spesso. Il giorno in cui sparì uscì di casa senza dire nulla a nessuno. Doveva incontrare qualcuno? È uno dei tanti interrogativi che la famiglia pone da anni.

C’è poi il capitolo dell’auto. Una testimone, madrina di battesimo di una delle sorelle, avrebbe visto Manuela salire su una macchina blu. L’inviato della trasmissione, Alessandro Politi, ha cercato un confronto con Astero, che ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. È stato invece intervistato un suo amico, che ha raccontato di aver trascorso la sera prima con lui in pizzeria, senza ricordare dettagli sull’auto. “Secondo me Enrico non c’entra niente”, ha detto. Una versione che però, secondo le sorelle, non è sempre stata coerente: “È difficile stare dietro alle dichiarazioni di quest’uomo. In altre trasmissioni ha dato versioni diverse”.

Sul piano giudiziario, il caso è entrato in una fase cruciale. Il 29 gennaio si terrà l’incidente probatorio nell’ambito della nuova indagine per omicidio. Il gip di Cagliari Giorgio Altieri ha fissato la data dopo la richiesta di proroga avanzata dai Ris, impegnati nell’analisi degli indumenti di Manuela. Più di 40 tracce biologiche sono state repertate, molte su slip e reggiseno. I campioni verranno confrontati con il Dna di Astero e dei familiari della vittima.

Tra gli elementi emersi c’è anche un capello che non apparterrebbe all’indagato, secondo le analisi dell’ex generale del Ris Luciano Garofano e del genetista Emiliano Giardina, consulente della parte civile. Le loro relazioni sono già state depositate. Ora si attende quella conclusiva dei Ris, che arriverà prima dell’incidente probatorio.

Poi, finalmente, le prove verranno discusse e cristallizzate. Le sorelle di Manuela guardano a quella data come a un passaggio decisivo: “Ci facciamo forza della positività che ci trasmettono i professionisti che stanno lavorando. Vogliamo che emerga la verità una volta per tutte e restituirle la dignità”.

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