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Caso Estermann, la famiglia chiede riapertura indagini: “La sua morte è un mistero voluto”

I familiari della Guardia svizzera che nel 1998 uccise il suo comandante e poi si tolse la vita chiedono ai magistrati del Vaticano di riaprire il caso. I parenti di Cedric Tornay avrebbero riscontrato “numerose criticità” nella ricostruzione dei fatti. “Mai viste foto, il luogo del delitto, videoriprese, risultati di esami o verbali di deposizioni. Nulla”, ha sottolineato il legale della famiglia.
A cura di Biagio Chiariello
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Bisogna riaprire le indagini sul caso Estermann. La richiesta presentata ai magistrati della Città del Vaticano arriva dai familiari di Cedric Tornay, il vicecaporale delle Guardie svizzere accusato del duplice omicidio avvenuto il 4 maggio 1998 che causò la morte del comandante Alois Estermann e della moglie Gladys Meza Romero. Tornay si sarebbe suicidato subito dopo. L’istanza per l’accesso al fascicolo integrale è stata depositata dall’avvocato Laura Sgrò (lo stesso legale che assiste i familiari di Emanuela Orlandi), rilevando numerose “criticità” nella ricostruzione dei fatti.

"E' nostro interesse – spiega all'Adnkronos – che si riapra il caso. Prima di presentare nuove evidenze dobbiamo necessariamente avere accesso agli atti. Non avendo mai avuto contezza del fascicolo, non sappiamo cosa sia nuovo e cosa non lo sia. Il primo passo per mettere insieme tutta la documentazione nuova sarà dunque quello di chiedere il fascicolo integrale che la famiglia non ha mai visto. E non vedo ragioni perché questo accesso ci possa essere negato".

Nel frattempo, il caso Estermann è destinato a rimanere "un mistero voluto". Lo ha detto all'Adnkronos Antonino Arconte, ex agente di Gladio.

"Se volevano scoperchiare la pentola – dice oggi Arconte – le cose sarebbero andare diversamente. Ferdinando Imposimato mi fece vedere l'autopsia. Come può essere che Cedric Tornay si sia sparato in bocca con la sua pistola di ordinanza che era calibro 9 però il foro nella nuca era il foro di una calibro 7? Inoltre Tornay è risultato avere ecchimosi. Chi gliele aveva procurate?"

La magistratura vaticana nel 1999 ha archiviato l'inchiesta sul caso dopo aver concluso che alla base del gesto di Cedric Tornay vi sarebbe stato un raptus di follia, causato dal rifiuto di una promozione, che spinse poi l'uomo a togliersi la vita. Una ricostruzione, questa, sempre contestata dalla madre, Muguette Baudat, e si sono sviluppate nel tempo varie teorie alternative che hanno coinvolto teorie del complotto e casi irrisolti come la scomparsa di Emanuela Orlandi.

L'ex giudice Imposimato – che ha condotto una meticolosa inchiesta sul caso – ha sempre sostenuto che il comandante della Guardia Svizzera Alois Estermann fosse una spia della Stasi e che, dopo avere subito un furto di dossier riservati, temesse per la sua vita, tanto da contattare appunto l'agente di Gladio Arconte per ottenere asilo politico negli Usa. "L'ho scritto nel '96 e poi nel '99 che avevo appuntamento con Estermann ad Ajaccio il 6 maggio 1998. Lui è morto due giorni prima, il 4".

Arconte ritiene che il caso Estermann sia destinato a rimanere un mistero. "Ma un mistero voluto. Io non credo apriranno il processo. Forse l'unica strada potrebbe essere quella di aprire un processo in Svizzera. In quel caso forse – dice – ci potrebbe essere la speranza che dicano che è inverosimile che Tornay si sia suicidato dopo avere commesso due omicidi. Non c'è un movente e poi quell'autopsia mostratami subito dopo i fatti da Imposimato mi dà ragione di ciò di cui sono convinto".

La stessa tesi è appoggiata anche da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, figlia del commesso del Vaticano di cui si sono perse le tracce trentasei anni fa. "La mamma di Tornay, – racconta all'Adnkronos Pietro Orlandi – come del resto lo sono io, è sempre stata convinta che ci fosse un legame, un filo rosso tra la scomparsa di mia sorella e la vicenda Estermann, pure costellata di tante anomalie".

"Estermann – è convinto Pietro Orlandi – era un collaboratore della Stasi. Voci mai provate raccontano che qualche tempo prima della sua uccisione fu scassinata la cassaforte che aveva in casa e rubati dei documenti. Mi ha poi sempre colpito il fatto che le prime due persone ad entrare nella stanza dove era avvenuto il duplice omicidio (di Estermann e della moglie) furono Raoul Bonarelli, che all'epoca fu indagato per il sequestro di Emanuela e Mirella Gregori, e il cardinale Re, che sono convinto sappia tanto anche di mia sorella".

"Un altro elemento che lega il caso Estrermann con quello di Emanuela Orlandi – dice Pietro – è quello delle analisi e della perizia medica che fecero a Tornay, che non sono mai state viste dai familiari. Furono fatte fare a Giovanni Arcudi, lo stesso perito di Emanuela Orlandi che ha analizzato le ossa ritrovate al cimitero Teutonico. La mamma di Cedric Tornay mi ha sempre detto che le fu fatta avere solo una lettera del figlio nella quale diceva della sua intenzione di farla finita ma che la madre non ha mai riconosciuto. Io sono ottimista e penso che la verità su entrambi i casi verrà fuori".

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