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Cartabellotta (GIMBE) a Fanpage.it: “Le varianti corrono, serve lockdown duro di 2-3 settimane”

Nino Cartabelllotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Se si deciderà di perseguire una strategia COVID-free sarà necessario abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti”.
A cura di Davide Falcioni
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Decretare un nuovo lockdown totale ed abbattere la curva dei contagi oppure continuare con la strategia di "convivenza" con il virus attuata negli ultimi mesi dal governo italiano? È il dilemma su cui da tempo dibattono gli esperti mentre giorno dopo giorno si moltiplicano le segnalazioni di nuovi focolai causati dalla variante inglese e cresce il timore che, nel giro di poche settimane, il paese possa essere investito da una nuova ondata di contagi, con il conseguente sovraccarico degli ospedali e decine di migliaia di morti. Ne abbiamo parlato con il dottor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, organizzazione indipendente che fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria monitora l'andamento dell'epidemia in Italia e i risultati dei provvedimenti assunti dai governi.

Nell'ultimo report di GIMBE si riferisce di un andamento dei contagi stabile, aggiungendo che si tratta però di una "calma apparente". Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo mese a causa delle varianti di coronavirus?
Il numero dei nuovi casi settimanali è stabile da settimane a livello nazionale, ma in metà delle Regioni si osserva già un’inversione di tendenza, anche se i numeri per ora non impattano in maniera rilevante sulle curve nazionali perché si tratta principalmente di Regioni di piccole dimensioni. E in svariate Province l’incremento percentuale dei casi inizia a preoccupare: situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria in cui le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque, visto che le varianti del virus circolano in maniera sostenuta ormai in tutto il Paese. Ecco perché è fondamentale monitorare tutte le "spie rosse" per attuare tempestive strategie di contenimento.

In quali zone d'Italia le varianti sono riuscite a diffondersi più rapidamente nell'ultima settimana?
Nella impossibilità di seguire i dati comunicati dalle singole Regioni che, di fatto, documentano la presenza di tutti le varianti nel nostro Paese, possiamo solo fare riferimento ai dati ufficiali. L’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità il 4-5 febbraio ha documentato che la variante inglese è presente in 14 delle 16 Regioni che hanno partecipato. La prevalenza della variante è del 17,8% con un range che varia dallo 0% al 59%. Purtroppo il report non fornisce i dati per singole regioni. Dalla banca dati GISAID che promuove la condivisione internazionale dei sequenziamenti di virus influenzali e SARS-CoV-2 risulta che l’Italia (oltre a effettuare poche attività di sequenziamento) tende a non condividere tutti i risultati. Infatti, della variante brasiliana sono depositate 3 sequenze; di quella sudafricana nessuna e di quella inglese 541.

Walter Ricciardi ha proposto al ministro Speranza un lockdown totale. Lei è d'accordo? Come andrebbe attuato?
Il rigore delle misure da attuare dipende dalla strategia politica di contrasto alla pandemia. Visto che, nonostante i risultati ottenuti dal sistema delle Regioni a colori, continuiamo ad avere più di 393 mila positivi, oltre 18,4 mila ospedalizzati e più di 2.000 terapie intensive delle due l’una: se manteniamo la strategia di mitigazione, che ha l’obiettivo primario di contenere il sovraccarico degli ospedali, ci trascineremo inevitabilmente lo sfiancante stop&go degli ultimi mesi per tutto il 2021, magari rivedendo criteri e tempistiche del sistema delle Regioni a "colori". Se invece si deciderà di perseguire una strategia COVID-free è necessario abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti. Ma ovviamente tutto questo presuppone che il sistema, sanitario e non, sia in grado di gestire una simile strategia. Dal potenziamento dei sistemi di testing alla ripresa del contact tracing anche con strumenti elettronici; dal passaggio della quarantena fiduciaria a quella monitorata; dal potenziamento del trasporto locale ad una messa in sicurezza di scuole e luoghi pubblici sul versante dell’areazione e deumidificazione dei locali; da nuove politiche di controllo delle frontiere e flussi turistici a misure più rigorose per il rispetto delle regole. Io sospetto che la politica non abbia paura del lockdown, bensì dell’impossibilità di raccoglierne i risultati perché, di fatto, ad un anno dallo scoppio della pandemia le criticità non sono state affatto risolte.

Nel nuovo governo convivono sensibilità molto diverse. Salvini, ad esempio, in passato ha ripetutamente chiesto di "aprire tutto". Altri hanno invece manifestato posizioni più rigorose. Quali sono i rischi di una gestione disordinata dell'epidemia in questa fase? 
Il Governo Draghi è chiamato ad affrontare immediatamente questioni chiave per la gestione della pandemia. Oltre alla necessità di accelerare le forniture vaccinali per mettere al sicuro persone anziane e fragili, occorrerà arginare la circolazione delle nuove varianti. Con un’Italia ancora molto “in giallo” rischiamo un’impennata dei contagi con conseguente saturazione degli ospedali, nonostante il potenziamento del sequenziamento virale e i lockdown mirati. Servono decisioni tempestive perché la corsa del virus e delle sue varianti non ha certo rallentato per la crisi di Governo e, questa volta, sarebbe imperdonabile farci trovare impreparati o distratti. E la strategia può essere solo una: giocare sempre d’anticipo sul virus.

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