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Capitano Ultimo, scorta confermata per decisione del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da Sergio De Caprio,contro la decisione del Tar, che aveva rigettato la domanda cautelare avanzata dal Capitano Ultimo, ritenendo “prevalente l’interesse dell’appellante al mantenimento della misura di protezione in pendenza degli accertamenti sulla vicenda”.
A cura di Antonio Palma
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Il Capitano ultimo riavrà la sua scorta, lo ha deciso il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso presentato dallo stesso carabiniere contro la sentenza del Tar del Lazio che nel gennaio scorso gli aveva revocato la misura di sicurezza. A Sergio De Caprio, noto come captano ultimo per aver arrestato Totò Riina nel 1993, la scorta era stata già ripristinata momentaneamente dallo stesso Consiglio di stato pochi giorni dopo la sentenza del Tar. Il massimo organo della giustizia amministrativa infatti aveva stabilito che doveva "essere garantito" un livello di protezione all'uomo che arrestò Totò Riina fino alla discussione collegiale fissata per oggi  20 febbraio 2020.

Con la sentenza di oggi il Consiglio di Stato dunque ribalta ancora una volta la decisione su una vicenda che dura da mesi, tra verdetti favorevoli e contrari più volte capovolti. Tutto era partito con la decisione del Ministero dell'Interno di annullare la protezione per il capitano ultimo non ritenendo più esistenti i pericoli per lui. Una decisione a sorpresa e duramente  contrastata dallo stesso ex militare che, attraverso i suoi legali, si è sempre opposto ricorrendo prima al Tribunale amministrativo regionale e poi al Consiglio di Stato. Stabilendo che la scorta al Capitano ultimo è necessaria, nell'ordinanza emessa oggi, la terza sezione del Consiglio di Stato sottolinea come "il livello di protezione deve essere garantito quando ‘non possa escludersi il compimento di azioni criminose nei confronti della persona da tutelare". Per  giudici infatti è "prevalente l'interesse dell'appellante al mantenimento della misura di protezione in pendenza degli accertamenti sulla vicenda".

Per i giudici, la precedente sentenza del Tar in pratica non teneva conto "di fatti sopravvenuti in data successiva alla sua adozione, in relazione al quale il Tar ha ordinato incombenti istruttori" e sottolineando che "dalla stessa istruttoria è emerso che la vicenda era ancora oggetto di indagine e accertamenti tecnici (…) non ancora conclusi".  Il riferimento è a episodi di intimidazioni nei confronti di Sergio De Caprio come una busta con messaggio minaccioso recapitata presso un volontario del'associazione "Volontari Capitano Ultimo onlus". Il giudice amministrativo, accogliendo l'istanza, ha disposto quindi "la conservazione del dispositivo di protezione".

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