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Camorra, il prete che aiutava il boss in vacanza: “Prego ogni giorno per te”

Si tratta di un sacerdote, oggi viceparroco in una chiesa del Napoletano. Avrebbe scritto diverse lettere di incoraggiamento al boss dei Casalesi, Nicola Panaro, durante il suo periodo di latitanza. Risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere 14 persone che aiutaroni il camorrista a trascorrere persino le vacanze a Montecarlo.
A cura di Biagio Chiariello
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Il boss Nicola Panaro
Il boss Nicola Panaro

"Fatti coraggio, prego ogni giorno per te in chiesa". Questo, in sintesi, è il testo di una delle varie lettere che un sacerdote, oggi viceparroco in una chiesa del Napoletano, avrebbe scritto a Nicola Panaro, boss del clan di camorra dei Casalesi, nel periodo di latitanza di quest'ultimo. Il nome del prete (che non è stato rivelato) risulta tra le persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul clan Panaro che questa mattina ha portato alla notifica di 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Il religioso è accusato di procurata inosservanza della pena nei confronti del boss, ricercato fino al 2010. L'uomo di chiesa si diceva praticamente disponibile ad aiutare il camorrista in qualsiasi modo, incoraggiandolo a non perdersi d'animo.

Panaro, durante i sette anni della sua latitanza, avrebbe fatto affidamento su una vera e propria rete di alleati, che lo avrebbero aiutato anche ad andare in vacanza a Montecarlo. Per questo motivo i Carabinieri di Casal di Principe (Caserta) hanno arrestato all’alba 14 persone. Ricettazione, procurata inosservanza di pena, intestazione fittizia di beni e alterazione di documenti d’identità aggravati per aver favorito un’organizzazione camorristica, sono le accuse contestate. Nell'ambito della stessa operazione, la Guardia di finanza di Aversa (Caserta) ha provveduto a sequestrare diversi beni, fra i quali immobili, quote societarie, terreni, autovetture e motoveicoli, tutti riconducibili agli indagati. Anche una villa con piscina a San Nicola Arcella (Cosenza), nella quale Panaro riusciva, sempre grazie ai suoi fiancheggiatori, ad incontrare i suoi familiari.

Tra gli arrestati – stando alla ricostruzione degli investigatori – vi è anche un dipendente dell’Ufficio Anagrafe del Comune di San Cipriano d’Aversa (Caserta), che avrebbe rilasciato carte d’identità contraffatte con le foto di Panaro e della moglie e i dati anagrafici del fratello e della cognata dello stesso impiegato. In carcere ) vanche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano (Caserta) dove il boss fu scoperto e arrestato.

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