Bossetti a Belve: “Omicidio Yara? Un giorno normale. Ho saputo che Marita mi tradiva e ho tentato il suicidio”

"Sopravvivo all'ingiustizia che sono costretto a vivere". Lo ha detto Massimo Bossetti, intervistato nel carcere di Bollate durante la puntata di oggi, martedì 10 giugno, di BelveCrime dalla conduttrice Francesca Fagnani. L'uomo è stato condannato all'ergastolo in via definitiva nel 2018 per l'omicidio della 13enne Yara Gambirasio.
La ragazza scomparve a Brembate di Sopra il 26 novembre 2010, dopo essere uscita di casa per recarsi alla palestra dove faceva ginnastica e venne trovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola. Durante la trasmissione Bossetti ha ripercorso il caso e proclamato ancora una volta la sua innocenza.
I genitori della vittima ritengono che con la condanna di Bossetti loro abbiano avuto giustizia, ha ricordato la conduttrice del programma a Bossetti. "Posso capire il dolore di un genitore per la perdita di un figlio, non è quantificabile, è tremendo. Non è stata fatta giustizia perché, secondo me, dovevano essere percorse strade diverse", ha commentato l'intervistato.
Insieme a Fagnani, Bossetti ha ripercorso la lunga vicenda giudiziaria che lo vede protagonista: "Ormai mi sento addosso l'etichetta del mostro, anche se venissi prosciolto, sarò per sempre etichettato a causa di questa accusa infamante. È come se fosse un tatuaggio, me lo porterò per sempre addosso. I giudici possono definirmi come gli pare ma non sono un assassino. Sono una persona semplice, abitudinaria, normale, comune".
Massimo Bossetti e il rapporto con la verità
La conduttrice ha chiesto a Bossetti di parlare del suo rapporto con la verità. "Ho un rapporto normale, io mi sono sempre difeso combattendo con l'unica arma che ho, la verità, ma non c'è peggior nemico di chi non vuole ascoltare". Ma Fagnani ha ricordato che nel cantiere dove il muratore di Mapello lavorava era chiamato "Il Favola".
"Perché spesso mi assentavo dicendo di avere dei tumori al cervello. – ha replicato lui – Ma perché ho inventato questa balla tremenda? Perché non venivo pagato da quattro mesi. Era l'unica scusa plausibile che potevo inventarmi".
Bossetti ricorda anche dell'elemento delle lampade abbronzanti che lui faceva ma che teneva nascoste alla moglie: "C'erano problemi economici, per non discutere con mia moglie ho sempre negato", ha spiegato l'uomo. "Crede che le sue bugie abbiano influito sulla condanna?", ha chiesto Fagnani. E lui ha confermato.
"Le sentenze vanno rispettate, ma si possono anche mettere in discussione"
Su Bossetti esiste una verità processuale, ma una parte dell'opinione pubblica la pensa diversamente. L'uomo riceve spesso lettere e queste sarebbero anche aumentate dopo l'uscita della serie Netflix sul caso, come racconta lui stesso.
"Le sentenze vanno rispettate, ma si possono anche mettere in discussione. Nel mio caso ho sperato che l'opinione pubblica influenzasse i giudici, ma così non è stato", ha detto Bossetti.
Sono passati 11 anni e lui continua a ribadire la sua innocenza: "La rabbia mi si è tramutata in forza, e questa viene alimentata dai miei familiari, i miei figli, alle persone che mi vogliono bene, sopravvivo all'ingiustizia quotidiana. Non bisogna farsi prendere dal contesto, ma trovare tutte le opportunità possibili per non pensare".
I tradimenti della moglie Marita rivelati in aula: "Ho tentato il suicidio"
Durante la puntata si è parlato anche del rapporto con la moglie Marita e del fatto che durante le indagini sull'omicidio di Yara emerse il tradimento della donna.
"È stato un matrimonio felice, fino a quando sono venuto a conoscenza di cose che mai avrei pensato sarebbero potute accadere. Non ho avuto mai nessun sospetto, seppi dei tradimenti dal pubblico ministero in aula, che rivelò le scappatelle di mia moglie", ricorda Bossetti.
"Dopo aver saputo dei tradimenti, ho anche tentato il suicidio, mi hanno trovato con la testa nel lavandino e una cintura al collo. Sono riusciti a portarmi nell'infermeria del carcere e a salvarmi. Di fronte a un forte dramma non sono riuscito a pensare ai miei figli, ma non riesco a ricordare come è avvenuto tutto", ha detto ancora l'uomo a Fagnani.
Il rapporto tra i due è cambiato, fisicamente non è più lo stesso ma, spiega Bossetti, "ci sentiamo sempre. Siamo vicini, siamo uniti e sento il suo appoggio. Mi ha sempre ribadito di rimanere forte, che lei c'è sempre stata. Lei è convinta della mia innocenza, mi conosce, sa chi sono".
Il giorno della scomparsa di Yara, Bossetti: "Per me fu un giorno normale"
"Lei dice di non ricordare dove fosse quando sparì Yara", ha ricordato Fagnani durante l'intervista. "Ricordo che fu un giorno normale, ho fatto le solite cose. Quel giorno lì pioveva o nevicava, le condizioni climatiche mi impedirono di svolgere l'attività in cantiere e quindi è probabile che svolsi delle commissioni, andai dal commercialista, dal parrucchiere. Anche mia moglie non ricorda a che ora sono tornato a casa".
"Non aveva l'alibi, non ce l'ha mai avuto, – ha detto ancora la conduttrice – In tutti questi anni lei ha pensato a tutto per trovare un elemento che potesse salvarla, possibile che di quel giorno non ricordi nulla?".
"C'è quello che ho sempre detto, ma non c'è un vuoto. Potevo essere dal commercialista, dal parrucchiere o dai mio fratello. Esiste un modello di pagamento che io ho effettivamente pagato, altro però non posso ricordare".
Il Dna di "Ignoto 1" sugli slip e i leggins di Yara
Sugli slip e i leggins di Yara venne trovato del Dna, repertato come "Ignoto 1". Venne confrontato con quelli di molti abitanti della zona e fu trovata una corrispondenza parziale su un uomo. La supposizione degli inquirenti fu che il padre di quell'uomo, Domenico Guerinoni, avesse avuto un figlio fuori dal matrimonio e fu così che si arrivò a Bossetti.
La madre di Bossetti aveva infatti un allele rarissimo che fu trovato anche nel profilo genetico di "Ignoto 1". I Carabinieri misero in piedi un posto di blocco e fecero a Bossetti un finto alcol test per prelevare il suo Dna e compararlo. I due Dna corrispondono ma lui ha continuato a ribadire la sua estraneità.
"Vorrei capire anche io come il mio Dna è arrivato lì. Io Yara non l'ho mai vista, non c'è mai stato un aggancio. Che tipo di relazione poteva avere un 40enne con una 13enne? Non è il mio caso", si è difeso durante l'intervista.
In carcere ha scoperto di non essere figlio di suo padre. "Me la sono presa con mia madre, in 44 anni mi ha nascosto una cosa tremenda. – ha raccontato – È una vicenda che mi ha fatto soffrire molto, ma Giovanni Bossetti è mio padre, mi ha cresciuto e amato. Ho continuato a chiamarlo ‘papà' ed è sempre venuto in carcere, mi ha sostenuto finché ha potuto".
Anche il fratello di Bossetti non è risultato figlio di Giovanni. "Quando è stato reso noto il fatto ed è emerso che il Dna fosse collegato a quello di sua madre, lei non gli ha detto nulla?", ha chiesto Fagnani.
"No, lei insisteva, diceva che eravamo figli suoi e di Giovanni Bossetti. La rabbia non passa, non ho avuto modo di spronarla come avrei voluto. Non ci siamo mai chiariti, si è portata nella tomba questo segreto".
Bossetti: "Non riesco a vedere il mio futuro, vorrei cambiare il giorno tremendo dell'arresto"
Alla fine dell'intervista Fagnani ha chiesto a Bossetti se c'è un giorno che vorrebbe rivivere e uno che vorrebbe cambiare. "Vorrei rivivere il giorno del mio matrimonio e tutti i giorni che mia moglie mi ha regalato un figlio. Cambierei il giorno dell’arresto, è stato tremendo", ha detto.
"Chiede mai perdono a Dio?", ha domandato ancora la conduttrice. "Prego Dio ogni giorno, ma non ho nulla da farmi perdonare. Chiedo aiuto", ha replicato Bossetti.
E aggiunge: "Ora non riesco a vedere il mio futuro. Vivo con forza ogni giorno, il presente. La vita è imprevedibile per natura. Penso spesso a Yara, io e lei non abbiamo avuto giustizia. Per questo la nomino sempre".
Chi sono stati gli altri ospiti intervistati in studio
Gli altri ospiti di Belve Crime della puntata di questa sera sono Eva Mikula, che per due anni fu fidanzata di uno dei membri della banda della Uno Bianca, la collaboratrice di giustizia Tamara Ianni (insieme al marito vive sotto protezione) e Mario Maccione.
Quest'ultimo è stato il più giovane componente delle Bestie di Satana, il gruppo di ragazzi che a cavallo tra la fine degli anni ’90 e 2000 hanno sconvolto il Paese con omicidi, istigazioni al suicidio e riti demoniaci. Libero dal 2017, ha scontato una pena di oltre tredici anni.