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Bolzano, neonati morti per batterio Serratia: sequestrati dispenser del detergente usato sui biberon

Le indagini sulla morte dei due neonati a Bolzano hanno portato alla scoperta della Serratia nei dispenser del detergente usato per i biberon. I Nas hanno sequestrato flaconi e dispenser sospetti, mentre il reparto è stato chiuso e i piccoli pazienti trasferiti.
A cura di Biagio Chiariello
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Proseguono le indagini sul caso dei due neonati morti nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale San Maurizio di Bolzano. Gli accertamenti finora condotti hanno portato a un primo riscontro cruciale: la Serratia marcescens, il batterio responsabile delle infezioni che hanno colpito i piccoli pazienti, è stata rintracciata nei dispenser e nel beccuccio del detergente utilizzato per lavare biberon e tettarelle. Una scoperta che potrebbe rivelarsi determinante per comprendere la catena di trasmissione.

Gli inquirenti lavorano su più fronti. Non è escluso che il batterio possa essere arrivato dall’esterno per contaminazione, ma si ipotizza anche che il prodotto fosse già infetto prima dell’apertura o che un uso scorretto – come un’errata conservazione o l’aggiunta di acqua contaminata – abbia favorito la proliferazione della Serratia. La Procura di Bolzano ha incaricato due consulenti, uno specialista in medicina legale e uno in malattie infettive, di effettuare accertamenti preliminari, mentre i carabinieri del Nas hanno acquisito la documentazione sanitaria e sequestrato flaconi e dispenser sospetti. L’autopsia sui due neonati sarà disposta solo dopo questi primi riscontri tecnici.

Nel frattempo, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha emesso una direttiva urgente: il detergente finito sotto accusa è stato sospeso in via precauzionale in tutti gli ospedali della provincia di Bolzano. Una misura drastica ma ritenuta necessaria per tutelare i pazienti più fragili, in attesa che i laboratori confermino con certezza il legame tra il prodotto contaminato e i decessi.

La vicenda riporta alla memoria un precedente drammatico: undici anni fa, sempre al San Maurizio, una neonata di appena sei giorni morì per un’infezione causata dallo stesso batterio. In quel caso, dopo una lunga battaglia legale, la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza di primo grado, riconoscendo la responsabilità civile dell’azienda sanitaria. I consulenti nominati allora avevano sottolineato come l’infezione fosse da considerarsi nosocomiale, evidenziando carenze nei protocolli igienico-sanitari. La sentenza stabilì che una struttura sanitaria non può limitarsi ad avere protocolli sulla carta, ma deve dimostrare di averli applicati concretamente.

Oggi l’attenzione si concentra di nuovo sulla prevenzione e sui possibili punti deboli nella catena di igiene. La Serratia marcescens è un microrganismo diffuso in natura e solitamente innocuo per i soggetti sani, ma può diventare mortale per neonati prematuri o pazienti immunocompromessi. Per questo, ogni elemento che favorisca la sua presenza in un ambiente ospedaliero deve essere tracciato con la massima precisione.

Dopo la scoperta del batterio nei detergenti, il reparto di terapia intensiva neonatale è stato sottoposto a una disinfezione completa, le ammissioni di nuovi pazienti sospese e parte dei neonati trasferita in altre strutture: due gemellini da Brunico sono stati portati a Trento, mentre una donna in travaglio è stata trasferita direttamente a Verona, dato che l’ospedale trentino non riusciva a farsi carico di altri casi. Dei dieci piccoli ricoverati inizialmente a Bolzano, quattro sono risultati positivi alla Serratia, pur restando asintomatici: tutti si trovano in condizioni stabili.

La Procura, per ora, non ha formulato ipotesi di reato né individuato indagati, ma le verifiche proseguono a ritmo serrato. L’obiettivo è ricostruire in modo chiaro dove e come il batterio abbia contaminato il reparto. Un nodo centrale resta proprio l’origine del detergente: se la contaminazione fosse avvenuta in fase di produzione, la questione assumerebbe una portata nazionale, mentre se emergesse un uso improprio interno, si aprirebbe il capitolo delle responsabilità gestionali e igieniche dell’ospedale.

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