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Bologna, giallo sulla morte dell’oculista Paolo Borri: cosa non torna nella tesi del suicidio

Un’anomalia sulla pistola trovata accanto al corpo del dottor Paolo Borri, morto a San Lazzero di Savena il 5 febbraio, mette in dubbio l’ipotesi che il medico si sia tolto la vita.
A cura di Davide Falcioni
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È stato davvero un suicidio a causare la morte dell'oculista aretino di 66 anni Paolo Borri, o si è trattato invece di omicidio? È la domanda alla quale dovranno fornire una risposta gli inquirenti delle Procura della Repubblica di Bologna che indagano sul caso. L'uomo è stato trovato senza vita il 15 febbraio a San Lazzero di Savena, vicino a Bologna, dove abitava. Ad ucciderlo un colpo di pistola alla testa.

La dinamica ha inizialmente fatto propendere per l'ipotesi del suicidio. Ma c’è qualcosa che non convince ed è per questo che la Procura ha aperto un fascicolo d'inchiesta a carico di ignoti. Accanto al corpo del dottore, in via del Seminario, i carabinieri della Compagnia hanno infatti trovato la sua pistola, una Glock regolarmente detenuta. A suscitare dubbi sulla volontarietà del gesto è che secondo gli accertamenti condotti sull'arma la posizione del cane della pistola non è quella in cui si sarebbe dovuta trovare normalmente.

La pistola di Borri avrebbe avuto un solo colpo in canna al momento dello sparo, ma se un’arma di quel tipo esplode l’ultimo colpo, il cane rimane aperto. Quello della Glock, invece, era chiuso. Si è trattato di un funzionamento anomalo dell’arma o c’era qualcun altro con l’oculista nel momento dello sparo? Risposte sul caso sono affidare ad approfondimenti balistici, autopsia ed altre indagini. Non è stata ancora esclusa l'ipotesi dell'omicidio.

Il fascicolo sulla morte dell’oculista Borri è in mano al sostituto procuratore Antonello Gustapane. Il 15 febbario il medico doveva recarsi al suo studio ma non c’è mai arrivato. Vestito di tutto punto, era a terra nel cortile di casa, senza vita.

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