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Bimbo di 3 anni dimenticato 8 ore sullo scuolabus: procura chiede archiviazione, genitori dicono ‘no’

I fatti sono avvenuti lo scorso giugno a Campli, in provincia di Teramo. Indagati l’autista e il suo assistente. I genitori contro l’archiviazione dell’inchiesta: “Così potrebbe succedere anche ad altri bambini”.
A cura di Biagio Chiariello
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I familiari del bambino di 3 anni dimenticato sullo scuolabus a Campli, in provincia di Teramo, lo scorso giugno si sono opposti alla richiesta di archiviazione del caso presentata dalla procura. L'obiettivo dei genitori è fare in modo che le indagini preliminari vadano avanti.

Secondo loro, l’autista e l’assistente del pullmino, indagati per abbandono di minore, avrebbero commesso un’omissione di soccorso per non aver chiamato subito il 118 e per le lesioni riportate dal bambino.

Nell’opposizione all’archiviazione depositata dall'avvocato si punta anche sulla successiva prognosi del piccolo, contestando quella iniziale di 6 giorni del pronto soccorso e puntando su una successiva consulenza di parte di un neuropsichiatra infantile che ha stimato la prognosi a 40 giorni.

Quel giorno di giugno il piccolo Michele (nome di fantasia) era stato trovato spaventato e disidratato dopo essere rimasto chiuso nel mezzo con la cintura allacciata per ben otto ore. Fortunatamente era un giornata nuvolosa e non faceva particolarmente caldo. Il piccolo è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dove è stato attaccato ad una flebo per la reidratazione. "Per fortuna è andata bene – aveva raccontato la madre – Gli errori possono succedere, ma quando ci sono i bambini bisogna fare ancora più attenzione".

Al di là delle cure sanitarie (sul corpo presentava i segni della cintura di sicurezza), è nei mesi successivi che Michele ha avuto più bisogno di attenzioni per riuscire a superare il trauma di quella giornata. Nell'immediatezza non è voluto tornare all’asilo.

Per questo motivo i genitori si oppongono alla richiesta di archiviazione. "Quello che è successo a nostro figlio potrebbe succedere ad altri bambini ancora, non lo vogliamo" dicono.

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