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Batterio killer a Verona, nei video della Procura i genitori fumavano in ospedale accanto ai bimbi

La procura di Verona ha acquisito una serie di immagini e video ripresi di nascosto all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento dove il Citrobacter avrebbe ucciso quattro neonati negli ultimi due anni: nei filmati si vedono medici senza mascherina, genitori che fumano accanto alle culle con i bimbi e fattorini senza calzari mentre nessuno del personale li rimprovera.
A cura di Ida Artiaco
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Continua l'indagine della Procura di Verona sul caso del batterio killer che nell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento avrebbe ucciso quattro neonati negli ultimi due anni, lasciandone almeno nove con gravi danni neurologici e un altro centinaio con problemi meno gravi alle vie urinarie e ai polmoni. Gli inquirenti hanno acquisito nelle scorse ore una serie di immagini e video realizzati da alcune mamme che si trovavano con i loro piccoli nel reparto di terapia intensiva neonatale dove, secondo quanto emerso dalla relazione consegnata alla Regione Veneto dalla commissione designata per far luce sulla vicenda, si trovava il Citrobacter, annidato nel rubinetto del lavandino utilizzato per prendere l'acqua da dare insieme al latte ai giovanissimi pazienti.

In uno dei filmati acquisiti dalla Procura, che risale al 2019, quindi ad un anno dopo la morte del primo neonato colpito dal batterio killer, come riporta il Corriere della Sera, si vede chiaramente un medico che entra in reparto senza mascherina ma succhiando un lecca-lecca. La scena cambia ma ancora si vede arrivare un fattorino, lo fanno entrare senza sovracamice nè calzari e nemmeno guanti sterili. In compenso indossa scarponcini sporchi, ben inquadrati da chi sta filmando tutto di nascosto. In altre immagini, vengono ripresi alcuni genitori che portano borse e sacchetti, senza mascherina, senza sovracamici nè calzari e senza sanificarsi le mani. Addirittura, alcuni di loro fumano mentre sono in mezzo a neonati che lottano per vivere, magari anche figli loro. Ma nessuno li rimprovera o li richiama all'ordine. Non solo. Nell'ambito dell'inchiesta, la Procura ha anche acquisito alcuni servizi giornalistici realizzati da Sky e da Mediaset,  in particolare quelli in cui parlano i familiari delle vittime.

In uno di questi in particolare, Elisa, la mamma di Alice, deceduta il 16 agosto scorso a 165 giorni dalla nascita, ha raccontato a Skytg24: "Alice è venuta al mondo alle 23 del 4 marzo e all’una di notte era già in Terapia intensiva neonatale. Le hanno fatto i tamponi e sono risultati negativi ai batteri, era sana. Poi però le è stato riscontrato il Citrobacter, che le ha mangiato il 70% del cervello. Chiedevo ai medici: è successo ad altri bambini? Non avendo risposte da loro su quanto sarebbe accaduto ad Alice, speravo di confrontarmi con genitori alle prese con lo stesso problema. Mi hanno detto che non esistevano altri casi. E invece parlando tra mamme nella stanza del tiralatte ho scoperto che c’erano bimbi contagiati dal Citrobacter, chi da dicembre 2019 chi da gennaio 2020, in condizioni più o meno gravi". Al momento, comunque, anche se procede l'inchiesta per lesioni o omicidio colposi dipendenti da condotta sanitaria, non c'è ancora nessun nome iscritto nel registro degli indagati.

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