“Basta Compiti”. I prof non ascoltano l’appello del Ministro: la petizione dei genitori
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Diversi genitori negli ultimi giorni stanno postando foto dei diari dei propri figli, piene di consegne da svolgere durante la pausa natalizia, sulla pagina Facebook "Basta compiti!". La loro domanda è una: “Perché l’invito del Ministro Bussetti è rimasto inascoltato?”. La questione va chiarito. All’inizio di dicembre il Ministro dell’Istruzione aveva annunciato l’invio di una circolare con la quale avrebbe invitato i prof ad assegnare meno compiti durante le feste di Natale, appoggiando i giovani studenti in altre attività come la lettura di un libro o la partecipazione ad una mostra, o il solo contatto con gli affetti familiari. Parole che hanno innescato il dibattito tra i fautori del “Sì” e del “No” ai compiti per le vacanze.
La circolare poi non è arrivata, ma il 20 dicembre Bussetti ha inviato un biglietto di auguri destinato a tutto l’universo scuola: “Invito il corpo docente a riflettere, anche collegialmente, sul carico di compiti che saranno assegnati durante le vacanze. Ritengo importante che i nostri ragazzi abbiano il tempo per ritemprarsi e svagarsi, stare con i propri cari, curare le proprie passioni, divertirsi, leggere, ascoltare musica, andare a vedere una mostra, praticare uno sport”. Nessun obbligo, dunque, alla classe docente italiana, che così ha mantenuto viva la tradizione: le pagine dei diari sono piene di esercizi di algebra e geometria, di storia e scienze. Da qui le proteste sulla pagina Facebook "Basta compiti!" di 13mila genitori che, indignati, postano i diari dei loro figli. La petizione online da loro lanciata conta già 32mila firme.
A guidare la protesta è Maurizio Parodi, dirigente scolastico toscano e fondatore anche della Rete nazionale Docenti e Dirigenti a Compiti Zero, che da anni porta avanti la battagli del diritto al riposo degli studenti.
Chiediamo che i compiti a casa siano aboliti, nella "scuola dell'obbligo", perché:
sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima: non "insegnano", non lasciano il "segno"; dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;
sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l'ingiustizia già sofferta;
sono prevaricanti: ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante: si danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end e “per le vacanze”;
sono impropri: costringono i genitori a sostituire i docenti; senza averne le competenze professionali, nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (spesso devono sostituire anche i figli, facendo loro i compiti a casa);
sono limitanti: lo svolgimento di fondamentali attività formative (che la scuola non offre: musica, sport…), oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio, sono limitate o impedite dai compiti a casa;
sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni…) che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento, meglio il tardivo o il mancato svolgimento dei compiti; quando sarebbe invece essenziale disporre di tempo libero da trascorrere insieme, serenamente;
sono malsani: portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l'integrità fisica soprattutto dei più piccoli, come dimostrato da numerose ricerche mediche.