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Aurelio Visalli, folla e due ministri ai funerali. La cugina: ”Era meglio vivo che eroe”

Dentro al Duomo, per via delle restrizioni dovute al Covid-19, c’erano soltanto 200 persone. I familiari, i colleghi, i ministri della Difesa e dei Trasporti. La folla era fuori, in strada, o guardava da balconi e finestre. Aurelio Visalli, 41 anni, è morto in mare per salvare due giovani finiti in mezzo alle onde della tempesta. Oggi l’ultimo saluto. “Non si è buttato per incoscienza, ma per seguire una legge impressa nel suo cuore”, dice l’arcivescovo Santo Marcianò.
A cura di Luisa Santangelo
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"Aurelio ci ha dato una misura alta della giustizia". Fuori dal Duomo di Milazzo, gli altoparlanti diffondono in piazza la voce dell'arcivescovo Santo Marcianò, l'ordinario militare che celebra i funerali di Aurelio Visalli. Quarantuno anni, due figli, sottufficiale della Guardia costiera, morto sabato scorso gettandosi in mare per salvare due ragazzi in difficoltà. Loro stanno bene, lui non ce l'ha fatta. L'autopsia ha stabilito che non è stato l'annegamento, sono stati i traumi dell'essere sballottato tra le onde della tempesta. A Milazzo, città del Messinese che guarda le Isole Eolie, oggi è lutto cittadino. Molte saracinesche sono abbassate, la piazza della chiesa era gremita. All'interno solo familiari, colleghi, autorità locali e i ministri della Difesa, Lorenzo Guerini, e dei Trasporti, Paola De Micheli.

I compagni di scuola di uno dei figli di Visalli – residente a Venetico, il paesino già provato dalla morte di Viviana Parisi e Gioele Mondello – tengono in mano mazzi di fiori e palloncini bianchi, che vengono fatti volare in cielo quando la bara, seguita dal cappello del sottufficiale, viene messa dentro al carro funebre per essere portata al cimitero. Il picchetto d'onore della Marina Militare attende di fronte all'ingresso della chiesa. Il trombettista suona il silenzio. Poi partono gli applausi. Non si sente nessun rumore, però, mentre Marcianò parla di Aurelio e si rivolge direttamente alla moglie e ai figli. "Aurelio, papà, lui non se n'è andato senza nessun motivo, come purtroppo fanno tanti altri padri – dice – Se n'è andato per seguire una legge non scritta con la penna, ma impressa nel profondo del suo animo".

Aurelio Visalli è morto perché ha visto due giovani in difficoltà, nella baia di Tono. "Quando abbiamo saputo che cercavano qualcuno, abbiamo tentato di dare una mano anche noi, di vedere se avvistavamo qualcuno da terra", racconta un ragazzo in piazza con due amici. "Ma il mare era troppo brutto, non siamo riusciti. Quando lo hanno trovato è stato terribile". E poi ci sono state le tensioni: il video in cui il 15enne che era finito in mare dice di essersi salvato da solo; il cognato che chiede chiarezza sulla dinamica e vuole che si indaghi sulle attrezzature su cui Visalli poteva contare durante quel salvataggio; la moglie che, al Corriere della sera, alcuni giorni fa raccontava: "Aurelio non è morto per una fatalità, ma per l'incompetenza di chi l'ha mandato a salvare due ragazzi senza un giubbotto, senza funi e senza mezzi".

"Noi non volevamo un eroe in famiglia, volevamo che restasse vivo", dice a Fanpage.it una cugina di Visalli. E un'altra aggiunge: "Aurelio aveva un animo nobile, è l'unica cosa che di lui si possa dire". "Lo avrebbe fatto per chiunque – interviene una terza parente – Lui era fatto così. E lo ha dimostrato con i fatti".

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