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Attirò in trappola l’amante per farlo strangolare dal marito, 35enne arrestata per l’omicidio

Per la donna la procura di Bari ha emesso un ordine di carcerazione dopo la condanna in via definitiva per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La 35enne rintracciata e arrestata dai carabinieri dopo essere rientrata dal Belgio.
A cura di Antonio Palma
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È stata arrestata ed è finita in carcere la 35enne Addolorata Cunzi, la donna ritenuta colpevole di aver partecipato all’uccisione dell’amante dopo aver convinto il marito a tendergli un agguato nel campo sportivo in costruzione a Binetto, nella città metropolitana di Bari, e a sbarazzarsi del cadavere.

Nei suoi confronti infatti la Procura generale presso la Corte di Appello di Bari ha emesso un ordine di carcerazione dopo la condanna in via definitiva per omicidio volontario e occultamento di cadavere in concorso con l’ex marito, Crescenzo Burdi, reo confesso e già condannato a sua volta.

Durante il lungo iter processuale, la 35enne si era allontanata dall’Italia ma è stata rintracciata e arrestata dai carabinieri dopo essere rientrata dal Belgio ed è stata quindi trasferita nel carcere di Trani. Addolorata Cunzi qui dovrà scontare una pena definitiva a 16 anni di reclusione.

Il terribile delitto risale a sei anni fa quando nel lontano 13 giugno 2016 Stefano Melillo, operaio di Toritto all’epoca 28enne, fu trovato senza vita in un pozzo all'interno di un casolare abbandonato adiacente al campo sportivo di Binetto.

Secondo quando ricostruito dalle indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura, e confermato in tribunale, la donna voleva porre fine alla relazione con la vittima e per questa ragione avrebbe convinto il marito a uccidere Melillo.

Non solo, la donna avrebbe partecipato attivamente al delitto attirando l’amante in una trappola. La donna, con una scusa, avrebbe dato appuntamento alla vittima nel campo sportivo dove però ad attenderlo vi era Burdi che lo avrebbe prima strangolato con una corda, poi colpito alla testa con una spranga di ferro e infine con un grosso masso, uccidendolo.

Burdi a questo punto si sarebbe disfatto del cadavere gettandolo in una cisterna per la raccolta delle acque alla periferia di Binetto, dopo aver tentato anche di dargli fuoco. A consentire il ritrovamento della salma era stata poi una telefonata anonima arrivata al 112.

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