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Arezzo, morì a 14 anni dopo malore: ritardi dei medici, Asl condannata a pagare 390mila a famiglia

La ASL Toscana Sud Est è stata condannata a versare un risarcimento di 390mila euro ai genitori di Andrei Claudiu Tiseanu, 14enne morto mentre stava andando a scuola a Castiglion Fiorentino nel novembre 2014.
A cura di Davide Falcioni
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La ASL Toscana Sud Est è stata condannata a versare un risarcimento di 390mila euro ai genitori di Andrei Claudiu Tiseanu, 14enne morto mentre stava andando a scuola a Castiglion Fiorentino nel novembre 2014. Il giovane ebbe un malore improvviso e, nonostante un’amica avesse chiamato i soccorsi, non ci fu per lui nulla da fare. Secondo il tribunale civile, il giovane avrebbe potuto essere salvato, ma l’emorragia per dissecazione dell’aorta gli fu fatale. Otto anni dopo, la famiglia ha ottenuto il risarcimento.

Secondo il giudice civile del tribunale di Arezzo Andrei poteva essere salvato. Nelle dodici pagine che accompagnano la sentenza si afferma che a causa di una serie di errori le chance di salvezza del ragazzo furono azzerate. La valutazione inizialmente alle condizioni del paziente, infatti, fu di codice giallo, non rosso, e questo incanalò l’intervento in un percorso di emergenza più lento: il ragazzo sarebbe stato sottoposto al triage solo un’ora e mezzo dopo l’arrivo in ambulanza all’ospedale di Arezzo, dove fu condotto. E la diagnosi della dissecazione dell’aorta avvenne quattro ore dopo dall’ingresso al San Donato, quando ormai la situazione era irreversibile. Sia il trasferimento in elicottero a Careggi che l’intervento chirurgico avrebbero potuto esserci molto prima.

Sono stati gli avvocati Umberto Cocci e Gabriella Paoloni a portare in giudizio l’Azienda sanitaria, che durante questi 8 anni ha resistito alla richiesta risarcitoria. Per questo si è arrivati al processo. Una causa molto difficile, piena di cavilli giuridici alla luce della quale il giudice Faltoni, sulla base di una consulenza tecnica, ha accolto il ricorso dei genitori del ragazzo.

Omissioni e ritardi, si legge nella sentenza, furono decisivi. I consulenti, dottoressa Silvana Camilleri e dottor Antonio Attanasio, parlano di criticità nel percorso di triage che, scrive il giudice, "hanno comportato ritardi nella diagnosi": la tempistica della prima visita fu troppo lunga, superiore a quanto previsto per il codice giallo. E sulla qualificazione della gravità fu un errore non indicare il codice rosso alle 9.23, in ospedale, quando i valori della pressione del ragazzo erano crollati (75/45). Un ritardo che, per il giudice, compromise fortemente l’esito dell’operazione, inficiata dall’arresto cardiaco.

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