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Appicca incendio per rubare l’incasso: il titolare muore per tentare di salvare il negozio dalle fiamme

I carabinieri di Canelli (Asti) hanno arrestato una donna nella provincia di Cuneo: è accusata di aver appiccato un incendio per distrarre il negoziante e rubare così l’incasso, causando un rogo che si è rapidamente propagato e ha provocato la morte dell’uomo.
A cura di Matteo Pelliccia
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Immagine di archivio
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In provincia di Cuneo, una donna bulgara di 35 anni è stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Canelli, in provincia di Asti. La signora è accusata di avere dato fuoco il 19 settembre al magazzino di abbigliamento Ipershop Express di Monticello d'Alba, vicino Cuneo.

Il titolare dell'attività, un 36enne cinese, è morto intossicato, mentre la moglie è stata ricoverata in ospedale a causa del fumo inalato. La donna, pochi giorni prima, il 14 settembre, aveva già appiccato un altro incendio, nel centro commerciale Il Castello di Canelli.

La 35enne arrestata deve rispondere di incendio doloso con l'aggravante della morte di una persona coinvolta. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Laura Deodato della procura di Asti.

La donna è stata identificata grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza del primo esercizio commerciale colpito, Il Castello di Canelli. Pare che la signora agisse sempre con lo stesso metodo: riempiva il carrello, per poi appiccare il fuoco e uscire indisturbata nel trambusto, rubando l'incasso.

I carabinieri di Canelli hanno seguito l'arrestata nei giorni successivi, tuttavia non c'è stato nulla da fare: all'interno dell'Ipershop Express c'era infatti il titolare morto.

L'uomo al momento dell'incendio era in un bar vicino ed è corso all'interno del magazzino per recuperare quanti più indumenti possibile, rimanendo intrappolato.

Sulla statale 231, che collega Asti a Cuneo e dove si trova l'Ipershop Express, sono subito accorsi pompieri, ambulanze e i tecnici dell'Arpa Piemonte. Effettuate tutte le misurazioni del caso: tuttavia, non è emersa alcuna anomalia. Successivamente la donna è stata trasportata in carcere: durante l'udienza di convalida, si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

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