Anziani morti nella Rsa di Offida, condannato all’ergastolo l’infermiere Leopoldo Wick

Ergastolo: è la condanna che la Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha emesso oggi nei confronti di Leopoldo Wick, 62 anni, ex infermiere della Rsa di Offida (Ascoli Piceno), riconosciuto colpevole di otto omicidi volontari e quattro tentati omicidi commessi ai danni di anziani ospiti della struttura tra gennaio 2017 e febbraio 2019. Le vittime si chiamavano Lucia Bartolomei, Vincenzo Gabrielli, Domenica Grilli, Luigi Salvucci, Maria Antonietta Valentini, Lucia De Angelis, Teresa Vagnoni e Domenica Alfonsi. Oltre a loro, Giuseppina Cameli, Giuseppe Galiè, Loriana Cantarelli e Ulderica Chiappini.
La sentenza dei giudici accoglie in pieno la richiesta della Procura generale, che aveva sollecitato la pena massima. Secondo l’accusa, Wick avrebbe provocato la morte dei pazienti attraverso somministrazioni improprie di farmaci – in particolare dosi massicce e letali di promazina, insulina e anticoagulanti – un modus operandi che per anni aveva destato sospetti all’interno della struttura sanitaria.

Il processo d’appello perugino è arrivato dopo l’intervento della Corte di Cassazione, che nell’ottobre 2024 aveva annullato la sentenza assolutoria pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello di Ancona, disponendo un nuovo giudizio. La decisione di oggi, dunque, ripristina di fatto la condanna all’ergastolo già inflitta in primo grado dalla Corte d’Assise di Macerata. I giudici di Perugia hanno inoltre disposto che l’imputato e il responsabile civile, l’Asur Marche, risarciscano i familiari delle vittime, confermando le provvisionali e le spese legali già stabilite nei precedenti gradi di giudizio. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
La difesa di Wick, rappresentata dagli avvocati Francesco Voltattorni e Tommaso Pietropaolo, ha annunciato ricorso in Cassazione, sostenendo che il procedimento si sia fondato su elementi indiziari e non su prove certe. Nel corso del processo, l’avvocato Gianfranco Iadecola, legale dell’Asur Marche, aveva contestato la validità delle analisi ematiche considerate decisive dall’accusa – prove che la Cassazione aveva però già ritenuto pienamente utilizzabili.
L’origine dell’inchiesta: le prime denunce e i sospetti
L’inchiesta sulla Rsa di Offida prese forma nel settembre del 2018, quando il figlio di un’anziana ospite notò un improvviso peggioramento delle condizioni di salute della madre, fino ad allora considerata stabile. Insospettito dalle spiegazioni di Wick – che parlò di una necessaria sedazione – l’uomo decise di visionare la cartella clinica, scoprendo che nessun medico aveva prescritto farmaci sedativi.
Poche settimane dopo, altri familiari denunciarono la morte improvvisa di un anziano in buone condizioni al momento del ricovero: il paziente era deceduto nel giro di appena nove giorni. Le testimonianze raccolte dai carabinieri parlavano di un rapido declino fisico e di un comportamento anomalo del personale infermieristico.
A rafforzare i sospetti fu la denuncia di un’operatrice socio-sanitaria, che segnalò l’uso eccessivo e non autorizzato di barbiturici e sonniferi da parte di Wick. La donna riferì anche che, dall’arrivo dell’infermiere, il numero di decessi nella struttura era cresciuto in modo vertiginoso, con numerosi pazienti trovati in stato comatoso al termine dei suoi turni.
I numeri dei decessi e l’anomalia di Offida
Gli investigatori dell’Arma confrontarono i tassi di mortalità delle Rsa della provincia di Ascoli Piceno – Offida, Acquasanta Terme e Ascoli – rilevando una sproporzione evidente. Dal 2009 al 2016 il numero dei decessi era rimasto pressoché costante; ma a partire dal 2017, nella struttura offidana si registrò un picco anomalo: 51 morti in un solo anno, contro le 24 di Ascoli e le 16 di Acquasanta. Nel 2018, i decessi a Offida furono 50, mentre nelle altre strutture i numeri restavano stabili. Dopo l’apertura dell’inchiesta, nel 2019, la mortalità si ridusse drasticamente: appena 12 casi fino a settembre.
Le intercettazioni e il clima di paura nella Rsa
A consolidare il quadro accusatorio furono le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte nel gennaio 2019. Gli inquirenti registrarono episodi inquietanti: in uno di essi, Wick fu visto estrarre una replica di pistola dal proprio zaino ed esplodere alcuni colpi all’esterno della struttura, un gesto definito “assolutamente anomalo” dagli investigatori.
Le colleghe dell’infermiere, intercettate, lo descrivevano come una presenza temuta: "Un delinquente, un bastardo", si sente in una delle registrazioni. Alcune raccontavano di minacce e comportamenti aggressivi, altre collegavano la sua presenza ai decessi improvvisi dei pazienti.
Emblematica la conversazione successiva alla morte di Vincenzo Gabrielli, il 25 febbraio 2019, stroncato da una crisi ipoglicemica pur non essendo diabetico. "Vabbè, con Wick. A che ora vuole morire la gente?", commentavano amaramente due infermieri. Un’altra voce ricordava: "Praticamente come sempre, stanotte Wick ha fatto un successo". Dalle intercettazioni emergevano anche pesanti accuse alla dirigenza sanitaria: "Lo conoscevate e l’avete messo lì perché vi faceva comodo… era solo questione di tempo e la bomba è scoppiata".