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Anziani chiusi in stanza, malnutriti e a letto tra feci e urine: smantellata casa di riposo lager

Arrestai due titolari e tre dipendenti. Tra le condotte contestate anche la somministrazione cibo scaduto e mal conservato e il reato di epidemia colposa per aver cercato di nascondere i contagi covid.
A cura di Antonio Palma
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Anziani maltratti, vessati e abbandonati a se stessi, anche in caso di non autosufficienza, tanto da rimanere a lungo a letto tra feci e urina. È quanto sarebbe avvenuto all'interno di una casa di riposo di Reggio Calabria, smantellata questa mattina dai Nas dei carabinieri con il supporto del locale comando provinciale dopo una indagine durata un anno e mezzo e avviata a seguito della morte di uno degli anziani ospiti.

In manette sono finite due titolari e tre dipendenti della struttura, destinatari di una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal Gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica. Per loro le accuse a vario titolo sono di maltrattamenti e abbandono di persona incapace, con l'aggravante di aver causato la morte di un ospite.

Oltre agli arrestati, sul registro degli indagati a piede libero figurano altre sette persone, ritenute responsabili a vario titolo di esercizio abusivo della professione sanitaria, sostituzione di persona e falsità ideologica nell'ambito delle attività della stessa casa di cura calabrese.

L'inchiesta era nata nel gennaio dello scorso anno quando i familiari di un anziano con gravi patologie avevano denunciato alcuni episodi dopo il decesso del parente avvenuto dopo il trasferimento in ospedale. L'inchiesta dei carabinieri ha riguardato sia la condotta dei dipendenti e titolari sia le autorizzazioni della casa di riposo che sono risultai irregolari e hanno portato il gip a disporre anche il sequestro preventivo della struttura.

Secondo i carabinieri, durante le indagini sarebbero stati scoperti numerosi maltrattamenti nei confronti di 15 ospiti della casa di riposo, tutti affetti da gravi patologie e non autosufficienti. Tra le condotte contestate agli arrestati ci sono: la somministrazione di scarse quantità di cibo, anche scaduto e mal conservato, la scelta di non avere riscaldamento e acqua calda, la somministrazione di medicinali e psicofarmaci senza consulto medico, la mancanza delle normali pratiche di igiene personale e degli ambienti, in quanto gli anziani sarebbero stati abbandonati e chiusi nelle stanze dove, in alcune occasione, sarebbero stati costretti a fare i propri bisogni su sé stessi e sul letto dove dormivano.

Tra le altre accuse contestate dalla Procura di Reggio Calabria c'è anche il reato di epidemia colposa perché, secondo l'accusa, titolari e dipendenti della casa di riposo avrebbero agevolato il propagarsi di un focolaio Covid tra gli ospiti, cercando in tutti i modi di nascondere i contagi agli altri dipendenti, ai familiari delle vittime, alla Prefettura e all'Asp reggina tanto che i Nas decisero un intervento immediato per avviare le procedure previste e scongiurare conseguenze più gravi.

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