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Andria, la denuncia: “Mia madre 71enne costretta a stare un giorno intero nella tenda sotto il sole”

L’attesa dalle 9 alle 22.30 per una paziente già debilitata all’ospedale Bonomo, senza poter neppure andare in bagno. Il racconto della figlia indignata: “É vergognoso, per noi è stata un’esperienza sconvolgente: abbiamo un ospedale che fa pietà”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una giornata intera trascorsa in una tenda esposta al sole senza areazione senza poter neanche usare il bagno. Un vero e proprio calvario quello passato da una paziente già debilitata all’ospedale Bonomo di Andria, in Puglia. La denuncia è stata diffusa sui social dalla figlia della 71enne, che ad Andrialive lamenta un trattamento al confine tra malasanità e insensibilità.

Ieri per la prima volta in vita mia – scrive la lettrice – ero indignata di essere andriese. Accompagno mia madre in ospedale intorno alle 9 di mattina, una donna di 71 anni per febbre persistente da alcuni giorni già sotto terapia antibiotica, e parte subito la procedura covid: mia madre molto debilitata viene messa in tenda esposta al sole senza areazione. Viene effettuato il tampone in un'altra saletta intorno alle 11, poi arriva un altro paziente e mia madre, seduta fino ad allora su una poltroncina, viene invitata a spostarsi di nuovo nella tenda. Lì ci rimane fino alle 18,30, seduta su una sedia fino a quando arriva l'esito di tampone negativo. Niente disinfettante per le mani, finestre chiuse, neppure un ventilatore, non un filo d'aria, una specie di anticamera del purgatorio. Alla richiesta di poter andare in bagno – capite bene, anziana dopo tutte quelle ore… – mi viene detto che il bagno per i sospetti covid non c'è e le soluzioni sono o un pannolone da adattare in tenda o la sedia con ciambella sempre in tenda. Non avendo altra scelta, con sdegno abbiamo accettato questa ultima soluzione. Dopo di che, nessuna disinfezione, la sedia riportata a posto per il prossimo”.

Alle 19, dopo che è stato escluso il contagio da Coronavirus, partono le indagini relative al caso che “inizialmente sembra essere molto grave. Viene eseguita una tac di cui il referto ci viene comunicato alle 21,30. Chiedo di avere una poltrona per mia madre, ormai stremata per tutte queste ore sulla sedia. Dopo ripetute richieste, la fanno entrare in Pronto soccorso, ma c'è il cambio turno, deve attendere l'arrivo dell'altro medico. Dopo mezz'ora in cui è stata attaccata all'apparecchio per la pressione e al saturimetro, per la troppa sete, esce addirittura fuori e nessuno se ne accorge!

Alle 22:30 arriva per grazia del cielo un medico competente, che ha capito il tutto e ci ha liberato da quella "prigione" in pochi minuti: ci ha dato la terapia da continuare a casa e prescritto una serie di controlli”.

É vergognoso, per noi è stata un'esperienza sconvolgente: abbiamo un ospedale che fa pietà, in un piccolo piazzale c'è la tenda per accettazione così alla vista di tutti, con la tenda covid in cui urge munirsi di pannoloni, ingresso ambulanze, parcheggio per pochi "eletti", avviene tutto lì. Addirittura abbiamo dovuto pregare mentre alcuni operatori erano troppo impegnati a scambiarsi link per le vacanze”.

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