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Andria, Giovanni ucciso con un cavatappi per una mancata precedenza: “Ha fatto tutto lui”

Giovanni Di Vito, il 28enne di Andria morto dopo una lite per una precedenza, sarebbe stato ucciso con un cavatappi. Lo ha dichiarato Celestino Troia, 50 anni e con precedenti penali, fermato per il delitto, al giudice per le Indagini preliminari, a cui ha aggiunto: “Ha fatto tutto lui, mi ha seguito e io per difendermi ho usato uno di quei apribottiglia a spirale appuntiti. È stato lui ad avventarsi ed evidentemente a urtare il costato contro il coltellino”.
A cura di Ida Artiaco
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È stato ucciso forse con un cavatappi Giovanni Di Vito, il 28enne morto nel centro di Andria dopo una lite per una mancata precedenza lo scorso giovedì sera. A raccontare la propria versione dei fatti è Celestino Troia, 50 anni, con precedenti penali, sospettato di essere stato l'esecutore del delitto. "Ha fatto tutto lui. Dopo il diverbio per la mancata precedenza io ho continuato a guidare. Lui, invece, è sceso dalla sua auto e mi ha inseguito a piedi, sferrando calci e pugni sulla mia", avrebbe detto l'uomo davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Berlafante, aggiungendo poi di non essere sceso dalla sua auto, di aver proseguito ma di essersi dovuto fermare poco dopo a causa del traffico.

"E lì altri calci e pugni – ha continuato -. Son riuscito a ripartire. Ho visto, però, che questo ragazzo continuava a correre a piedi verso di me. Sempre per il traffico mi son di nuovo dovuto fermare e così mi ha nuovamente raggiunto, colpendo ancora la mia macchina. Impaurito, ho preso dall’auto l’unica cosa con cui potessi difendermi: uno di quei apribottiglia a spirale appuntiti, muniti anche di una piccola lama. Il giovane ha continuato ad inveire e a colpire la Mercedes. A quel punto sono sceso dall’auto con in mano il cavatappi. Non appena fuori mi ha dato pugni in faccia, mi ha fatto sanguinare. Mi ha immobilizzato. Io avevo in mano il coltellino ma non ho inferto alcun fendente; è stato lui ad avventarsi ed evidentemente a urtare il costato contro il coltellino". Il 50enne avrebbe poi precisato non essersi disfatto subito dell'arma del delitto, ma di averla gettata solo dopo che il fratello gli aveva riferito che un ragazzo era morto dopo una lite per strada. "Ho avuto paura – ha concluso – e ho buttato il coltellino mentre guidavo. L’ho lanciato dal finestrino nei pressi di un ristorante sulla via per Corato. Andate lì, lo troverete tra le campagne". Il racconto fornito dall'uomo dovrà essere confrontato con i risultati dell'autopsia sul corpo della vittima, che verrà eseguita nei prossimi giorni, oltre con quelli dell'analisi delle immagini acquisite da una serie di telecamere di tutta la zona di Via Puccini, dove si è verificato il delitto. Intanto, Troia resta in carcere a seguito del provvedimento di convalida del fermo e della contestuale emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.

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