Altro che Charlie Hebdo, alla Lucarelli l’ironia piace ben poco

"Quelli che #jesuischarliehebdo, però la satira deve avere dei limiti. No, se decidi che la satira ha dei paletti non sei Charlie Hebdo, sei la Boldrini”, scriveva Selvaggia Lucarelli il 13 gennaio di quest’anno.
Peccato che pare abbia cambiato idea in questi ultimi mesi, la Lucarelli. Le critiche le danno parecchio fastidio e sui social blocca chiunque osi dissentire. E attenzione, non ci si riferisce a chi la insulta, quelli inspiegabilmente li lascia, sono i commenti educati, costruttivi e ben argomentati che proprio non le vanno giù.
Pochi giorni fa, la twitstar ha ben pensato di scrivere un post lamentandosi della copertura mediatica riservata al ritorno del Capitano Cristoforetti: “Abbiamo capito che la Cristoforetti è tornata a casa e mi spiace per lei che ora si ritrovi appiccicato addosso il nomignolo AstroSamanta come una cartomante barese, ma davvero, basta. Non se ne può più. C'è tanta gente che lavora mesi su una petroliera o in cantieri sperduti nel mondo o a tirar su le case in Nepal e quando torna a casa si festeggia senza tutta ‘sta melassa spaccacoglioni”. Il post, ovviamente, ha scatenato le ire dei seguaci della Lucarelli e non. Il giorno successivo la blogger, non contenta, ha cercato di difendersi pubblicando lo screenshot di uno dei tanti insulti ricevuti, sostenendo che la moltitudine di persone che l’aveva criticata non avesse il dono della comprensione del testo. Peccato non abbia minimamente fatto cenno alla miriade di commenti pacati che ha instantaneamente cancellato dal suo profilo, bannandone gli autori.
A seguito di quell’infausto post, Progetto Kitten, già promotore del flashmob contro Salvini, Fedez e Sgarbi, ha pensato di organizzare un cat-attack contro la Lucarelli. Come per Salvini e compagnia, Progetto Kitten ha creato un evento su Facebook e invitato i fan a pubblicare tante foto di “gattini pucciosi” sulla bacheca della Lucarelli. Beh, non appena la blogger è venuta a conoscenza del flash-mob contro di lei, ha ben pensato di bloccare chiunque avesse cliccato “parteciperò” all’evento. Oltre 3000 persone preventivamente bannate, un vero record. Manco Salvini arrivò a tanto, anzi la prese decisamente meglio della caustica blogger. Ma la Lucarelli non si è fermata al ban. Questa mattina, durante la messa in onda di Stanza Selvaggia su M2O, la blogger non ha risparmiato critiche a organizzatori e partecipanti all’iniziativa, definendoli “bulli” e facendo intendere che si stessero preparando a insultarla in branco, cosa che non corrisponde assolutamente alla realtà.
La Lucarelli, quindi, ha cercato di difendere la sua libertà di pensiero facendo leva su un patetico vittimismo che di certo non ci si aspetta da una persona che ha costruito tutta la sua carriera sul bullismo mediatico. Seriamente, quante volte la Lucarelli ha attaccato personaggi pubblici e semplici utenti social, esponendoli al pubblico ludibrio? Un’infinità.

Potremmo ricordare quel giorno d’estate in cui condivise le foto pubblicate dall’allora compagna di Massimo Di Cataldo, additandolo a mostro senza aver uno straccio di prova. Di Cataldo venne poi scagionato da ogni accusa. Hai mai chiesto scusa, Lucarelli? Ti sei mai sentita in colpa per averlo ingiustamente massacrato mediaticamente? Non mi risulta.
Come non mi risulta tu ti sia davvero mai scusata con Jacopo Nichetto, il ragazzo di Mestre a cui dedicasti un post, scambiandolo per il carabiniere-rapinatore di Mestre? No, mai. Anzi, quando ti fecero notare l’errore, ti mettesti sulla difensiva, e scrivesti: “Ho sbagliato, ma escludo di avergli rovinato la vita”. Ah sì? Per te è cosa da nulla questa? Il ragazzo ricevette messaggi di minaccia per colpa di quel post che decidesti di dare in pasto al web senza premurarti di fare qualche verifica in più e che tu l’abbia poi rimosso non cambia comunque il corso degli eventi, tanto meno il motivo per cui lo pubblicasti: mettere alla gogna quello che tu
credevi fosse l’autore della rapina. Sarebbe giornalismo, secondo te, visto che dichiari di far questo mestiere, Lucarelli? E questi sono solo due esempi, forse i più eclatanti. Ecco, vedi Lucarelli, esporre al pubblico ludibrio le persone con l’intento di scatenare i più bassi istinti delle persone, quello è bullismo, non i gattini pucciosi.

E poi, ancora: come mai all’epoca del primo flashmob di Progetto Kitten, sembrava ti fosse piaciuta l’iniziativa contro Matteo Salvini, tanto che ti prendesti la briga di pubblicare lo screenshot del gattino-rom che decretasti vincitore del flash-mob, mentre invece adesso che l’ondata di gattini pucciosi è toccata a te, la paragoni a un atto di bullismo e magicamente i dolci felini diventano “immagini stupide e insulti”? L’hai detto tu stamattina, Lucarelli, tirando anche in mezzo il grande classico di Charlie Hebdo: “Siete tutti Charlie Hebdo, ma a me impedite di esprimere la mia opinione”. Vedi, cara Lucarelli, che tu abbia il diritto di esprimere il tuo pensiero non significa che chi non lo condivide non sia libero di dirti che hai detto una castroneria. Perché sulla Cristoforetti quello era, semplicemente un frasaccia priva di qualsivoglia argomentazione, buttata in pasto ai tuoi seguaci allo scopo di creare una bagarre mediatica. Una blogger che proprio grazie alla comunicazione e ai meccanismi del web è riuscita a costruire una carriera decennale, non riesco a credere abbia pubblicato un post del genere senza sapere a cosa sarebbe andata incontro. Ma va bene così, Lucarelli, tu sei libera di esprimere le tue opinioni e non costretta a subire ignobili insulti, ma lasciatelo dire: bannare e cancellare i commenti educati o le battute degli utenti e trattarli come fossero degli esseri depensanti è un epic fail clamoroso per chi come te di un pubblico ha bisogno come il pane per rimanere a galla e continuare a lavorare. Facendoti il verso mi verrebbe da dirti che sì, quello che scrivesti quel 13 gennaio ti calza proprio a pennello: tu non sei una Charlie Hebdo, sei una Boldrini. Decisamente paradossale per una che proprio grazie all'ironia velenosa è riuscita a crearsi una carriera e a guadagnarsi un posto nel mondo dello showbiz e del giornalismo. Ma si sa, è sempre più facile ridere degli altri che di se stessi.