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Allarme peste suina in Italia: stop a caccia, raccolta funghi e trekking. Cosa sta accadendo

La peste suina rilevata in alcuni cinghiali in Piemonte e Liguria spaventa il governo che ha emanato una circolare che vieta caccia, raccolta funghi e trekking. Intanto allevatori e trasformatori temono il contraccolpo dell’export.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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I casi di peste suina africana registrati in Italia nei giorni scorsi hanno costretto il governo a intervenire attuando una serie di misure precauzionali che possano permettere alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza e limitare il rischio di diffusione della Psa, e che soprattutto che forniscano rassicurazioni in merito all'export del nostro Paese che ha già subito uno stop. Per questo i ministri Roberto Speranza e Stefano Patuanelli hanno firmato un'ordinanza per frenare quella che potrebbe diventare una propria epidemia andando a imporre una serie di divieti nelle due regioni colpite: Liguria e Piemonte.

È qui infatti che sono stati segnalati i casi di Psa ed è qui che il governo ha imposto per sei mesi una serie di restrizioni come il divieto di attività venatorie di qualsiasi tipologia, salvo la caccia di selezione al cinghiale come strumento per ridurre la popolazione in eccesso e rafforzare la rete di monitoraggio sulla presenza del virus qualora autorizzata dai servizi regionali competenti. Nei 114 comuni interessati dall'ordinanza, di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria, sono anche vietate la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, la mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta coi cinghiali infetti. Il ministero sottolinea e conferma che non ci sono pericoli per l’uomo e neppure per gli animali con l’eccezione di cinghiali e suini d’allevamento "ma vogliamo evitare che cinghiali malati di peste suina possano allontanarsi dal territorio in cui si trovano"

Una situazione che ha messo in allarme allevatori e trasformatori che esportano prodotti made in Italy come prosciutto, culatello, e salami tipici di diverse aree della Penisola all'estero e che ora potrebbero subire un forte contraccolpo. Esportazioni, secondo alcune stime fornite da Cia-Agricoltori Italiani, del valore di 1,7 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2020). Il ritrovamento di carcasse di cinghiali infetti tra l'alessandrino e le province di Genova e Savona ha portato allo stop all'export di carne fresca e alimenti derivati verso alcuni Paesi: Giappone, Taiwan, Serbia e Cina. "Un problema di ordine sanitario rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp, da Parma a Norcia", denuncia la Cia.

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