Aggredito a calci e pugni a Bologna, i due arrestati per l’omicidio del 19enne in silenzio davanti al Gip

Avrebbero aggredito il 19enne Eddine Bader Essefi con calci, pugni, ginocchiate al volto e forse anche con un oggetto contundente i due giovani di 31 e 29 anni arrestati il 16 maggio con l'accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi.
Oggi, martedì 20 maggio, durante l'interrogatorio di garanzia con il Giudice per le indagini preliminari di Bologna Domenico Truppa, collegati da remoto dal carcere di Modena dove sono reclusi, il 31enne Badreddine Krimi e suo cognato, il 29enne Charlie Sarcinelli, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
"I gravi indizi di colpevolezza – riportava una nota diffusa dopo l'arresto– hanno consentito di ricostruire proprio le fasi dell’evento traumatico, a seguito del quale il giovane sarebbe morto. Rintracciati dai Carabinieri, i due presunti responsabili sono stati arrestati e tradotti in un istituto penitenziario, a disposizione dell’Autorità giudiziaria".
In base ai primi risultati dell'autopsia eseguita sul corpo del 19enne, aggredito la sera del 25 aprile nel quartiere Barca a Bologna, per la vittima sarebbero state fatali le conseguenze di una emorragia interna a seguito di un trauma fra testa e collo.
La lite sarebbe iniziata dalla richiesta del ragazzo di lasciare in pace altri giovani ai quali Badreddine Krimi, secondo quanto riassume il Gip nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva "provocatoriamente" offerto del denaro. Coordina le indagini il pubblico ministero Andrea De Feis.
"Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere – ha spiegato l'avvocato Roberto D'Errico, che difende Sarcinelli – però presenteremo a breve una dichiarazione spontanea per iscritto, che abbiamo già anticipato al giudice, dove respinge l'addebito". Il legale sta inoltre valutando se presentare istanza per chiedere di alleviare la misura cautelare.
Il 29enne e il 31enne erano già stati identificati nelle ore immediatamente successive all'accaduto, grazie anche alla testimonianza della fidanzata della vittima.
Eddine Bader Essefi era arrivato in Italia cinque anni fa come minore non accompagnato e lavorava come aiuto cuoco. Si stava costruendo una vita e allo stesso tempo aiutava i familiari in Tunisia.