Accessorize chiude tutti i suoi negozi: oltre 70 lavoratori rischiano di restare senza lavoro
Futuro a rischio per i lavoratori dei negozi Accessorize, la catena inglese specializzata in bigiotteria e accessori. Nei mesi scorsi, attraverso la società Melite Italia Srl che gestisce i punti vendita, ha infatti presentato al Tribunale di Milano un piano di Concordato preventivo – concesso in marzo – che prevede la chiusura di tutti i 25 negozi in Italia e il conseguente licenziamento dei dipendenti.
“A fine 2020 – ha raccontato Massimiliano Genova, operatore della Fisascat Cisl di Milano in una nota – Melite Italia, la società che gestiva i 25 punti vendita nazionali, si era rivolta al tribunale fallimentare per avviare le procedure di concordato preventivo, ovvero per cessare l’attività nel nostro Paese entro due anni. Da allora ci siamo mobilitati, abbiamo avviato delle trattative per trovare soluzioni per l’intero personale, ma ieri sera si è bloccato tutto”.
Si tratta di 72 addetti alle vendite, per la maggior parte donne, che attualmente sono in cassa integrazione. Dopo la rottura delle trattative, è stato proclamato uno sciopero fino a domenica 13 giugno. Va comunque detto che il marchio non sparirà dall’Italia, dove continuerà a vendere attraverso il canale e-commerce e piccoli sub-franchising, ma chiude i negozi. Proprio come è accaduto già per i Disney Store.
“In questo settimane – ha aggiunto Genova – è emerso il nome di un possibile compratore che però vorrebbe acquisire solo parte dei punti vendita e, quindi, non assorbirebbe tutto il personale. Secondo le nostre stime resterebbero senza lavoro e senza prospettive circa 35 lavoratrici, di cui Melite Italia non intende farsi carico, né per una ricollocazione e neppure con un eventuale incentivo all’esodo. Le trattative si sono interrotte su questo punto".
I sindacati già nelle scorse settimane hanno stigmatizzato la mancata informazione sulla richiesta di concordato preventivo e la poca chiarezza sulle reali intenzioni del brand inglese che in Italia sta vivendo una crisi iniziata tre anni fa. Ora è stata chiesta una convocazione al ministero dello sviluppo economica, mentre per venerdì – dalle 16 alle 18 – è stato indetto un presidio in corso Vittorio Emanuele a Milano accanto a uno dei punti vendita che non sarebbe rilevato anche in caso di cambio di proprietà.