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Abusa della nipotina di 8 anni, 72enne condannato dopo la prima inchiesta archiviata: lei mentiva per paura

Un uomo di 72 anni è stato condannato a 9 anni di reclusione a Lecce per aver abusato in più occasioni della nipotina della sua compagna. Una prima inchiesta fu archiviata perché la bimba, di appena 8 anni, disse di non ricordare le violenze. Anni dopo la verità: “Mentivo per paura”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Un uomo di 72 anni è stato condannato a 9 anni di reclusione con l'accusa di violenza sessuale aggravata per aver abusato della nipotina acquisita di 8 anni. La piccola era la nipote della donna con la quale il 72enne conviveva dal 2014: l'inchiesta era stata archiviata in un primo momento perché la vittima, oggi 18enne, aveva affermato di non ricordare nulla delle violenze, ma successivamente ha deciso di confessare gli abusi a un operatore dei servizi sociali.

La vittima aveva raccontato di aver mentito davanti alle autorità per paura delle conseguenze e che le violenze ci sarebbero state almeno in 5 occasioni. Il pm aveva invocato per il 72enne una condanna a 8 anni di reclusione.  Il Tribunale di Lecce ha invece decretato una condanna a 9 anni di carcere con il processo che si è concluso nella mattinata di ieri, lunedì 8 aprile, davanti alla prima sezione penale. Il collegio, composto dalla presidente Annalisa de Benedictis e dalle giudici Elena Coppola e Natascia Mazzone, ha inoltre disposto un cospicuo risarcimento danni per le parti civili: 100mila euro alla minore e 20mila euro a testa ai genitori della piccola.

Secondo quanto ricostruito dall'accusa, dal 2014 l'uomo avrebbe più volte abusato della nipote, baciandola sulle labbra e cercando di farle compiere atti sessuali. A disporre il rinvio a giudizio per il 72enne fu nel 2020 la giudice per l'udienza preliminare Giulia Proto su sollecitazione della pm Stefania Mininni, titolare dell'inchiesta che in un primo momento si era conclusa con un'archiviazione.

La piccola, sentita in sede di incidente probatorio, affermò di non ricordare nulla, ma il caso è stato riaperto dopo che la stessa ha riferito di aver mentito per paura.

Gli inquirenti che stavano seguendo il caso, ipotizzarono che dietro i finti vuoti di memoria potesse esservi un reato di favoreggiamento portato avanti dalla madre . L'accusa non trovò alcun riscontro e il procedimento fu archiviato. Durante il dibattimento, la donna aveva invece raccontato di aver subìto lei stessa avances dal compagno della nonna e di averle sempre rifiutate.

Non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo, il 72enne valuterà il ricorso in appello.

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