video suggerito
video suggerito

Bullo Treviso, genitori non mandano più figli a scuola. Il caso diventa politico: “Comune doveva intervenire prima”

A Conegliano, nel Trevigiano, i genitori di una scuola primaria protestano contro un bambino di dieci anni: sputi in mensa, calci a compagni e insegnanti, scritte volgari nei bagni. “Ogni giorno i nostri figli subiscono violenze verbali e psicologiche”. Il Comune media per ristabilire serenità, ma la tensione tra famiglie e istituzioni resta alta.
A cura di Biagio Chiariello
0 CONDIVISIONI
Immagine

A Conegliano, nel Trevigiano, resta alta la tensione davanti alla scuola primaria “Marconi”, dove da giorni un gruppo di genitori ha scelto di non mandare i figli in classe per denunciare un clima di disagio e paura. Secondo loro, la serenità della classe sarebbe stata compromessa dal comportamento di un singolo alunno di dieci anni, descritto come “particolarmente turbolento”.

Nonostante i tentativi di mediazione, la protesta non si ferma: le famiglie chiedono risposte concrete e un intervento capace di riportare serenità tra i banchi.

La protesta dei genitori

Il sit-in organizzato il 23 ottobre davanti ai cancelli della scuola ha dato voce a un malessere che, secondo i genitori, dura da mesi. Cartelli, megafoni e decine di famiglie hanno animato una manifestazione “a oltranza”, accompagnata da una nota in cui il comitato – formato da sedici mamme e papà – annunciava la decisione di tenere i bambini a casa finché la situazione non cambierà.

“I nostri figli vivono da mesi in una condizione non più sostenibile”, scrivono le famiglie. “È un atto di tutela e di denuncia, nato dopo un lungo percorso di dialogo con tutte le istituzioni preposte. Vogliamo soltanto proteggere la serenità e l’incolumità dei bambini”.

Secondo i racconti raccolti dai genitori, si sarebbero verificati episodi di linguaggio offensivo e gesti aggressivi, sia verso i compagni che verso le insegnanti. In alcuni casi sarebbero state richieste cure mediche, ma le famiglie precisano di non voler innescare “una caccia alle streghe” contro il bambino coinvolto.

L’avvocata Pola: “I bambini stanno male, serve una nuova risposta”

A fare da portavoce dei genitori è l’avvocata Luisa Pola, che ha spiegato a Fanpage.it di essere stata contattata non per “trovare un colpevole”, ma per “capire come agire in modo costruttivo”.

“Le strategie messe in campo finora non sono state efficaci e i bambini stanno male”, ha detto la legale. “I genitori non accusano nessuno di negligenza, ma chiedono una risposta diversa, più incisiva e tempestiva. Finché la situazione non verrà risolta, molti di loro preferiscono non mandare i figli a scuola”.

Secondo l’avvocata Pola, i tentativi di dialogo con la scuola e con le istituzioni non hanno prodotto risultati concreti: “Sono stati fatti diversi incontri, ma non sono arrivate risposte chiare. Alle famiglie è stato chiesto di stare tranquille e attendere, senza che fosse spiegato nel dettaglio che tipo di interventi siano previsti. Questo ha generato una sensazione di abbandono e impotenza”.

“Non si tratta di cercare un responsabile, ma di promuovere collaborazione e protezione reciproca. È una situazione complessa, che richiede il contributo di scuola, famiglie e istituzioni. Tutti vogliono solo che i bambini possano tornare a vivere la scuola come un luogo sicuro e sereno” ribadisce l'avvocata.

Il caso diventa anche politico, sindaco prova a mediare

La vicenda è arrivata sul tavolo del sindaco di Conegliano, Fabio Chies, che ha incontrato una delegazione di genitori. “È una tematica delicata che richiede equilibrio e collaborazione tra tutte le parti”, ha dichiarato. “Il disagio dei genitori non va sottovalutato, ma allo stesso tempo è necessario tutelare il diritto all’istruzione di ogni bambino, nel rispetto reciproco”.

Il Comune, insieme alla scuola e ai servizi sociali, sta lavorando a un piano di supporto che preveda la presenza di educatori specializzati due volte a settimana, per affrontare il problema con strumenti pedagogici e psicologici adeguati.

Anche perché il caso ora diventa pure politico.

Questa vicenda non doveva finire così — ha commentato la consigliera comunale Francesca Di Gaspero (Pd) —. L’amministrazione avrebbe dovuto affrontarla con maggiore serietà, secondo le normative e le regole nazionali, intervenendo prima che si arrivasse a una protesta. Il bambino al centro della protesta va tutelato, non isolato: ha bisogno di sostegno, così come va tutelata la classe. Non si può lasciare un istituto scolastico in balia di se stesso nella gestione di una situazione così complessa"

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views