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“A 14 anni lavoravo per 19 ore senza contributi, nella ristorazione i lavoratori sfruttati come 60 anni fa”

Vincenzo Moldavio, di origini pugliesi ma da anni residente in Brianza, ha raccontato la sua storia di lavoratore nel settore della ristorazione a Fanpage.it. “Ho iniziato quando ero molto piccolo, in falegnameria lavoravo già a 6 anni e mezzo, poi sono arrivato a 14 anni nel settore della ristorazione. Le angherie che ho subito 60 anni fa si ripropongono ancora oggi. La situazione continua a peggiorare da quando non c’è più l’articolo 18”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Vincenzo Moldavio
Vincenzo Moldavio

"Ho 73 anni e ho iniziato a lavorare quando ero appena un bambino. Potrei raccontare tantissimi episodi, ma per comodità parto dal 1966, quando avevo 14 anni. Da allora è cambiato davvero poco in. Italia, alcune cose sono anche peggiorate". A raccontare la sua storia in una lunga intervista a Fanpage.it è Vincenzo Moldavio, lavoratore pugliese che per anni è stato nel settore della ristorazione. "Oggi sono in pensione, ma ho letto la storia dello chef Marco Marinelli e mi sono trovato d'accordo con tante cose. Veniamo entrambi dal Sud e il suo racconto mi ha fatto soffrire, perché lo capisco".

Qual è stata la sua esperienza?

A 14 anni lavoravo dalle 10 del mattino a mezzanotte. Il proprietario della pizzeria in cui ero impiegato mi chiese di dormire a casa sua perché il figlio era partito per il servizio militare. Il mio stipendio era di 25mila lire al mese e serviva alla mia famiglia. Più tardi ho scoperto che non avevo ricevuto contributi.

Così ha cambiato locale nel 1969.

Esatto, avevo 16 anni e mezzo, ho lavorato ininterrottamente per 6 mesi dalle 7 del mattino alle 15 e dalle 18 alle 24. Anche in quel caso, ho ricevuto il pagamento di contributi per soli 30 giorni. Ormai sono in pensione dal 2015 dopo aver avuto un infarto. Avrei potuto andare anche prima se negli anni '67, '68 e '69 avessero emesso i giusti contributi. Come apprendista avrebbero dovuto pagare 100 lire al mese, per una cifra irrisoria hanno costretto me e tanti altri a lavorare per altri 3 anni prima del meritato riposo.

La situazione dei lavoratori in Italia secondo lei è migliorata?

Potrei raccontare tanti episodi perché purtroppo nella mia vita di lavoratore ho patito tanto. Mi immedesimo nelle storie degli altri e infatti, quando ho aperto un mio ristorante, mi sono sempre assicurato di pagare fino all'ultimo centesimo i miei dipendenti e di dare loro straordinari e anche pause non previste nel contratto. Ho subito tante angherie 60 anni fa e quando mi guardo attorno mi rendo conto che non è cambiato nulla, anzi, forse è anche peggio con l'abolizione dell'articolo 18. Da anni trascorro le mie estati a Pantelleria e ho fatto amicizia con i dipendenti di diverse strutture ricettive. Potrei dire molte cose sulle loro condizioni, perché diversi si sono confidati con me e mi hanno raccontato storie vergognose legate al settore dei ‘lavoratori stagionali'.

Tipo?

Un ragazzo che ho incontrato era stato assunto in un albergo per 1500 euro al mese, poi però si è ritrovato a fare molto di più di quanto pattuito. Una storia molto simile a quella del cuoco che era stato assunto come stagionale in Puglia. Questo ragazzo ha scoperto che la sua assunzione era part-time per 4 ore al giorno e che 1500 euro erano impensabili solo quando ha ricevuto la prima busta paga. Non erano previsti neppure i giorni di riposo, ovviamente. Quello che a me succedeva nel 1969, accade ancora oggi. La situazione è la stessa nella quasi totalità degli alberghi e dei ristoranti del nostro Paese.

Vivo a Pantelleria 2 o 3 mesi l'anno, il resto dell'anno sto in Brianza, ma so bene che ovunque è così. Avevo fatto amicizia con una signora che era stata assunta come receptionist in un albergo importante di Pantelleria e anche lei aveva un contratto part-time di 4 ore. In realtà lavorava anche 12 ore senza giorno di riposo. Parliamo di una mamma con due figli. Suo marito lavorava in una pizzeria e se doveva assentarsi 3 giorni, doveva procurare lui il sostituto al locale.

Anche loro con contratti stagionali?

Sì, anche loro. So di persone assunte con contratti di circa 5 o 6 mesi che sono state pagate per molti meno tempo, perdendo così di fatto diritto alla disoccupazione. Queste persone hanno dovuto cambiare lavoro, passando magari a un altro contratto stagionale.

Lei è d'accordo con chi dice che non si trova personale?

Sono d'accordo solo nella misura in cui ci si chiede come mai. Da ristoratore non ho mai tardato un minuto sui diritti dei miei dipendenti perché so cosa vuol dire essere sfruttati, tanti lo dimenticano. Le paghe sono basse e i lavoratori non vengono trattati come persone, devono ‘difendersi' dai datori di lavoro. Non c'è più neppure la tutela dell'articolo 18 che faceva tanto.

Il settore della ristorazione è sempre peggio anche con i pagamenti in ritardo. Da titolare non tardavo di un minuto, se il giorno di paga cadeva di domenica, emettevo gli stipendi prima. C'è qualche mosca bianca, ma quante sono le persone che pensano ai loro dipendenti come persone? Chi va a lavorare lo fa per mangiare, per vivere. Bisogna tenerlo presente sempre. Mi rendo conto che dire queste cose oggi vuol dire andare contro il ruolo di datore di lavoro, anche se sono convinto che dare lavoro sia altro.

Soprattutto nelle piccole aziende, ognuno fa quel che vuole e la situazione peggiora. È terribile anche sapere che le autorità sono al corrente di questi illeciti, ma se intervenissero crollerebbe un intero sistema che si basa sullo sfruttamento e sull'illegalità. A Pantelleria, per esempio, vedo barche partire con 30 persone a bordo anche se potrebbero averne solo 20. Alla Guardia Costiera dicono di aver imbarcato 20 turisti. Sono situazioni anche pericolose e tutto è in nome del guadagno.

La nostra redazione riceve testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Hai una storia simile da raccontare? Scrivici qui

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